Gli ambulanti toscani in protesta per chiedere la riapertura immediata di tutti i mercati per tutte le categorie economiche. A lanciare la mobilitazione gli ambulanti di Assidea con lo slogan “Mai più mercati chiusi, il mio lavoro è l’unico ristoro”.
“Srotoliamo il tricolore in piazza perché crediamo in questo Paese e nella sua ripresa ma per il Governo siamo invisibili” era una delle dichiarazioni rilasciate ai nostri microfoni il 12 maggio di un anno fa da parte dei venditori ambulanti aderenti all’associazione di categoria Assidea che quel giorno avevano dato appuntamento a tutti gli ambulanti a Firenze, in piazza dell’Isolotto, dove aprirono una bandiera lungo 50mt e fatto sentire la loro voce. Era una delle prime manifestazioni statiche gestite in presenza dopo il lockdown e nel rispetto delle misure anti covid.
“Fiere e sagre sono chiuse da un anno in tutta Italia, i mercati settimanali e di quartiere in zona rossa sono aperti solo per l’alimentare. E in Toscana ci sono province rosse da oltre un mese. Non ce la facciamo più a tirare avanti: se non moriamo di Covid moriamo di fame”. Così il presidente degli ambulanti toscani di Fiva (Federazione Italiana Venditori su Area Pubblica) – Confcommercio Rodolfo Raffaelli.
“Chiediamo alle istituzioni, alla Regione prima di tutto poi al Governo, di riaprire i mercati in toto, anche per la parte non alimentare, indipendentemente dalla classificazione delle aree”, aggiunge Raffaelli in una nota. Per il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “i mercati si svolgono all’aria aperta, adottano le misure utili al contenimento del
contagio, come il distanziamento, i percorsi obbligati e il contingentamento dei clienti, l’apertura dei banchi da un solo lato per evitare assembramenti, la sanificazione. Gli ambulanti sono anche disposti a fare di più, pur di tornare al lavoro. Ma davvero non si riesce a comprendere come fare la spesa al mercato possa essere più pericoloso che farla in un supermercato della grande distribuzione, o utilizzare un mezzo di trasporto pubblico”.
Marinoni ricorda che “il commercio ambulante conta meno di 13mila imprese in Toscana (12.826), delle quali solo 3.600 si occupano di prodotti alimentari e possono quindi
continuare a lavorare senza restrizioni, mentre le altre sono soggette ai cambi di colore. Ai fieristi va anche peggio, perché gli eventi nei quali si sono specializzati non vengono
organizzati più dal febbraio 2020. Resistere in queste condizioni è impossibile, anche perché si tratta di aziende per lo più fragili e poco capitalizzate, a conduzione familiare”.