Mar 26 Nov 2024
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Cultura & Spettacolo"Amletò": la tragedia trasportata nella Francia degli anni Trenta

“Amletò”: la tragedia trasportata nella Francia degli anni Trenta

Un Amleto visivo, quasi senza parole, ambientato nella Francia degli anni Trenta. Giancarlo Sepe dirige al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, mercoledì 21 e giovedì 22 marzo, alle ore 21, Amletò – Gravi incomprensioni all’Hotel du Nord.

“La famiglia di Elsinore, in viaggio, approda a Parigi – afferma Sepe – e prende posto nell’hotel sul canale di Saint-Martin, l’Hotel du Nord del film omonimo di Marcel Carnè, così pieno d’umido che non fa rimpiangere i freddi della gelida Danimarca. Dubbia reputazione hanno gli avventori di quell’albergo alla buona, che ospita ebrei in fuga dalla Germania nazista, esiliati politici, prostitute e protettori, poeti e adolescenti con il complesso edipico”.

La storia di Amleto viene narrata come da I parenti terribili di Jean Cocteau, piena di tradimenti e gelosie, rimpianti e vendette, morti violente e valzer “musette”, amori inconfessabili e strane apparizioni.

Con Guido Targetti, Federica Stefanelli, Manuel D’Amario, Pietro Pace, Emanuela Panatta, Sonia Bertin, Federico Citracca, Cesare D’Arco. Una produzione Teatro La Comunità.

Giancarlo Sepe riscrive un classico del teatro come l’Amleto di Shakespeare con quel suo riconoscibile stile che include la passione per il cinema e per la musica, presenti in ogni suo spettacolo. E assomiglia a un set cinematografico, anche nel montaggio, l’allestimento di Amletò – Gravi incomprensioni all’Hotel du Nord, al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci mercoledì 21 e giovedì 22 marzo, ricco di allusioni e suggestioni visive, ricreate nelle atmosfere suggerite dalle luci, dal gioco di movimenti, attrezzerie e oggetti manovrati a vista.

“La storia del principe Amleto – spiega Sepe – è trasportata nel 1939 a Parigi (quella “ò” accentata lo fa essere, a pieno titolo, francese), dove tutti i personaggi shakespeariani, scappando dall’invasione nazista, si spostano attraversando, carponi, un piccolo ponte, e portando con sé i propri effetti personali. Si ritrovano tutti in una periferia parigina degradata, nei pressi dell’Hotel du Nord. Quello del film omonimo di Marcel Carnè”.

Ed è al cinema del regista francese e a quello di Jean-Luis Barrault di Les enfants du paradis, che Giancarlo Sepe rende omaggio. Qui le sue invenzioni sceniche sembrano trovare il campo migliore e fertile ispirazione, come anche l’aver inventato una sorta di gramelot con cui parlano gli attori, una parodia del francese pienamente comprensibile per assonanze, cadenze, onomatopee. Poco recitato, lo spettacolo vive di pantomime e di coreografie accennate, dentro folate avvolgenti di musica. Con Guido Targetti (Amletò), Federica Stefanelli (Ofelia), Manuel D’Amario (Re), Pietro Pace (Claudio), Emanuela Panatta (Gertrude), Sonia Bertin (Rose), Federico Citracca (Guillame), Cesare D’Arco (Laertè). Le scene e i costumi sono di Carlo De Marino, le musiche di Davide Mastrogiovanni in collaborazione con Harmonia Team, le luci di Guido Pizzuti. Una produzione Teatro La Comunità.

“Hotel du nord: gente che va e gente che sparisce – prosegue il regista – improvvisi duelli mortali tra contendenti amorosi, sicari maldestri, morti accidentali e sogni, tanti sogni. Letti d’amore e di morte che vagano nella sera d’estate al chiaro di luna al suono delle voci di Arletty, Josephine Baker e di Marguerite Boule’ch, più nota come Fréhel. Canzoni d’amore e di disperazione, che Amleto soffre e vive sullo sfondo di una società impazzita, che corre, balla e sta per svanire sotto i colpi di una guerra sanguinaria”.

Laerte dice alla sorella Ofelia di non innamorarsi di un ipocondriaco visionario, Amleto sogna la morte del padre a cui aveva ‘concesso’ di amare la madre Gertrude, suo unico amore: ma che Ofelia e Ofelia: egli ama la madre e basta. Ama la madre che ama il fratello del marito ucciso: Claudio. La spia mentre indossa le sue calze di seta, ricorda i balli sulla terrazza di notte, appena schiariti da un filare di lampadine colorate, guarda le foto del suo bellissimo battesimo tutto di bianco e la partenza del padre per la guerra, vero eroe, ripagato con il tradimento e la morte infertagli dal fratello appena rimesso piede sul suolo natio.

A quella morte Amleto reagisce malissimo, gira per le stanze e le strade della città con l’ingrandimento della foto del padre, come fosse un novello San Luigi.

“Essere o non essere l’uomo del destino – conclude Giancarlo Sepe – colui che vendicherà non solo il padre ucciso a tradimento, ma soprattutto il suo amore per Gertrude, incauta madre, incauta moglie e, forse, inconsapevole assassina. Tutto troverà la sua risposta nella festa mascherata organizzata nell’Hotel du Nord… chissà! La guerra che scoppia alla fine dello spettacolo svuoterà di colpo l’albergo, mentre Amleto, solo, si aggirerà tra valigie e maschere abbandonate in terra, alla rinfusa, come dei corpi senza più vita”.

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