Lo scontro sull’eredità di Matteo Biffoni e la visione che si fa più local. La campagna elettorale per scrivere una nuova pagina di Prato si è giocata sui temi che caratterizzano le gare di quest’epoca nelle città, con le proposte più dibattute che hanno riguardato sicurezza, mobilità e decoro.
Tutto è stato comunque discusso costantemente nella chiave di continuità e discontinuità rispetto all’era decennale del sindaco uscente della città. Il centrosinistra guidato dalla consigliera regionale Ilaria Bugetti (Pd) ha scelto di raccontare una storia diversa, modificando anche la coalizione con uno spostamento a sinistra: Prato è la più grande città d’Italia al voto in questa tornata in cui M5s, Alleanza Verdi sinistra e dem sono insieme al primo turno.
La destra guidata dall’avvocato Gianni Cenni, di Fratelli d’Italia, si presenta unita con la narrazione opposta: la presa di distanza da ciascuna delle iniziative delle ultime due legislature. Gli altri quattro candidati in corsa a Prato si collocano nello spettro che va dalla sinistra al centro – Paola Battaglieri e Mirko Castellani legati alla proposta comunista, Jonathan Targetti e Mario Daneri su posizioni più moderate – con un ruolo che potrebbe risultare decisivo nel caso di un eventuale ballottaggio.
Il secondo Comune della Toscana pare comunque essersi scoperto, a poche ore dal voto, vulnerabile e disorientato: ancora una volta alle prese con un ennesimo tentativo di riscatto – dopo l’alluvione di sei mesi fa – e con una forte domanda di politica che appare difficile da intercettare. E ancora una volta a confronto con il tema principe nella città che fu locomotiva della regione: il lavoro. Prato non ha alcuna intenzione di perdere l’occasione di fare autoanalisi tramite la lente della campagna: nonostante siano numerosi i primati italiani che nel tempo ha conquistato, da quello del gioco d’azzardo (con una spesa di 1800 euro pro capite) alla percentuale di cittadini stranieri rispetto alla popolazione residente (circa un quarto su 200 mila), il territorio continua a fondare le sue riflessioni sulle condizioni dell’occupazione e dell’impresa.
Il commercio da rivitalizzare e il turismo da lanciare sono entrati tuttavia in questa riflessione, un tempo limitata al solo settore dominante: sono 14 mila le imprese del terziario, che superano per numero la somma di quelle italiane del tessile – prevalentemente guidate da italiani – e quelle dell’abbigliamento a guida principalmente orientale. In generale si è notato che la contesa si è concentrata molto di più su questioni locali che di visione della città per il suo futuro.
Il veleno della campagna è infine arrivato con la sua coda. L’inchiesta della procura antimafia che la scorsa settimana ha coinvolto il mondo dell’imprenditoria e delle forze dell’ordine di Prato ha creato un clima difficile: gli attacchi a testa bassa sono partiti, i rapporti si sono fatti tesi e le tensioni sono pronte a essere sciolte solo dopo l’esito delle urne.