Sono sedici i quintali di rifiuti raccolti fino al 20 agosto dai pescatori di Livorno che partecipano al progetto “Arcipelago Pulito”: sei i pescherecci coinvolti, con una media di sei chili al giorno per ogni barca. La sperimentazione di sei mesi, partita a metà aprile, si avvia al termine e la Regione, insieme a Legambiente e Unicoop Firenze, chiede al Governo e al Parlamento di approvare una legge nazionale che incentivi i pescatori a non ributtare in mare le plastiche pescate. L’appello in particolare è rivolto al ministro Costa, che alcune settimane fa aveva annunciato la sua disponibilità a lavorare ad una norma in tal senso.
Il progetto toscano è stato reso possibile grazie ad un protocollo d’intesa siglato a marzo tra Regione Toscana, Ministero dell’Ambiente, Unicoop Firenze, Legambiente, Guarda Costiera, Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale, la società Labromare che gestisce la raccolta dei rifiuti nel porto, Revet che li ricicla, la cooperativa Cft e i pescatori appunto. Per superare l’empasse di un vuoto normativo che oggi fa sì che che un pescatore che raccoglie rifiuti con le reti ne diventa poi responsabile (e ne deve pure pagare lo smaltimento) serve appunto una legge nazionale.
“L’esperimento che in questi mesi stiamo facendo ci dice che i pescatori possono dare un contributo importante per pulire il mare – spiega Bugli – e come Regione siamo pronti a mettere a disposizione l’esperienza fatta ed avanzare proposte normative”. Fino al 20 agosto i pescatori di Livorno coinvolti hanno raccolto 1590 chilogrammi di rifiuti e poco meno di un quarto delle plastiche raccolte sono risultate riciclabili. “Se moltiplichiamo questo dato per tutti i pescherecci presenti in Italia – aggiunge – possiamo comprendere il contributo che allargare questo progetto darebbe alla salvaguardia dell’ambiente e allo sviluppo di un’economia collaborativa”.
Il progetto “Arcipelago pulito” era stato illustrato a Bruxelles a fine giugno al Parlamento europeo e al commissario Ue Vella Ad accompagnare la delegazione era stata l’eurodeputata toscana Simona Bonafè. Il valore aggiunto del progetto toscano rispetto ad altri esperimenti è quello di aver costituito una filiera che dalla raccolta dei rifiuti in mare arriva fino allo smaltimento e al recupero delle plastiche: un buon esempio di economia collaborativa e circolare, primo in Italia e in Europa. Se infatti i primi protagonisti del progetto sono i pescatori, che hanno attrezzato le barche con appositi sacchi stivati a bordo dove raccogliere i rifiuti issati con le reti, c’è Labromare che periodicamente svuota i cassoni in porto, Cft che li trasporta e Revet che li analizza e classifica per poi destinarli al riciclo o allo smaltimento. La Guardia Cos tiera vigila in mare sul corretto svolgimento delle operazioni, Unicoop destina al progetto, come incentivo ai pescatori, parte del ricavato del centesimo che soci e clienti pagano per legge dall’inizio del 2018 per le buste in mater-b dell’ortofrutta (ma racconta anche il progetto nei propri spazi, provando ad educare in consumatori), mentre Legambientge offre il proprio contributo in termini di esperienza scientifica e sensibilizzazione.