“Aria”, di Tomàs Saraceno, è la nuova mostra a Palazzo Strozzi.
Con “Aria” Tomàs Saraceno, artista argentino nato nel 1973, propone una mostra e soprattutto un nuovo modo di pensare. Una rivoluzione culturale profonda.
I temi di Saraceno sono quelli più urgenti della nostra epoca: l’inquinamento, i cambiamenti climatici, la sostenibilità. Adesso è di moda, ma lui lo fa da anni. Con lavori che sono al tempo stesso eleganti e drammaticamente seri, segnali di una vera e propria urgenza.
Per “Aria”, Saraceno ha creato una grande istallazione site specific, cioè pensata proprio per le sale di Palazzo Strozzi. A cominciare dall’istallazione nel cortile.
Al di là della bellezza evidente e immediata di alcuni lavori, o della mostra tutta, è importante capire che “Aria” propone soprattutto un rovesciamento del modello culturale dominante. Una rivoluzione culturale.
Infatti, come ha scritto il curatore Arturo Galansino, “Aria” propone il passaggio “dall’uomo al centro dell’universo, concetto fondante dell’Umanesimo rinascimentale, all’uomo come parte di un tutto in cui ricercare una nuova armonia attraverso la distruzione di ogni gerarchia e visione piramidale”.
“Aria” dunque vuole farci riflettere sul fatto che pensare a un futuro diverso da quello voluto dalla cultura neoliberista sia non solo possibile ma urgente e necessario.
Viviamo in un’era nella quale, dice Saraceno, “l’estensione degli ecosistemi si sta riducendo sempre di più, proporzionalmente agli investimenti intercontinentali delle multinazionali agricole. La spazzatura aumenta e rimbalza da costa a costa mentre i portafogli di pochi diventano sempre più gonfi e i fumi tossici degli inceneritori si spingono oltre confine”.
E ancora: “Ciò che sta tra noi e il sole è controllato da pochi ed è sempre più compromesso: le emissioni di carbonio riempiono l’aria, le polveri sottili galleggiano nei nostri polmoni mentre le radiazioni elettromagnetiche avvolgono la terra. Dettando il ritmo del capitalismo digitale nell’era del surriscaldamento globale”.
Ecco, le multinazionali e il capitalismo digitale. E contro le loro prospettive (e magari anche contro i virus e le pandemie che in queste situazioni si scatenano) “Aria” propone l’idea che sia possibile – e necessario – vivere in maniera diversa.
Da subito, prendendo coscienza del fatto che viviamo in un’ era geologica dominata dai danni provocati dall’uomo, e cioè nell’Antropocene.
Questo termine indica l’era nella quale tutto l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, è condizionato dagli effetti dell’azione umana. Cioè, in poche parole, dall’inquinamento.
Però ormai è chiara a tutti l’entità dei danni che abbiamo inflitto al nostro ecosistema in nome della cieca corsa al profitto. E quindi è sempre più necessario e urgente dar vita a una nuova sensibilità, creata in nome di una nuova ecologia del comportamento e sviluppata in nome di ideali collettivi.
Quindi deve cambiare tutto e bisogna ripartire da prospettive nuove. “Aria” suggerisce che l’arte può e deve aprire il cammino a nuove sensibilità. Lavorando insieme alla scienza in nome dell’interesse comune.
E allora diventa centrale, come dice ancora Tomàs Saraceno, “focalizzarsi meno sull’individualità e più sulla reciprocità”. Solo così sarà possibile ipotizzare “uno sviluppo condiviso del nostro quotidiano”.
Sono parole purtroppo ancora rivoluzionarie. Don Milani diceva cose simili cinquanta e passa anni fa! E’ su queste basi che Saraceno ha pensato “Aria”.
“Aria” è costruita intorno a 33 speciali carte “dei tarocchi” reinventate dall’artista. E si sviluppa in 9 ambienti.
Al centro di tutto, la figura del ragno e le sue ragnatele. A simbolo e metafora dei legami di tutto ciò che esiste in natura. Per indicare che siamo tutti legati insieme. E che, invischiati in un’unica enorme ragnatela, siamo tutti un’unico Uno.
Tutti: noi umani, gli animali, il regno vegetale e quello minerale, l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo, sotto la luce del sole che illumina la nostra galassia e la nostra Madre Terra. E ognuno di noi.
Margherita Abbozzo. Tutte le fotografie sono state fatte da me.
“Aria” è a Palazzo Strozzi fino al 19 luglio 2020. Accompagna la mostra un ricchissimo programma di attività ed eventi in vari luoghi di Firenze che potete consultare qui.