Uno stato ecologico elevato per il 9% dei corsi d’acqua e buono per il 57% e uno stato chimico buono per il 64% dei corpi idrici: questo il quadro, provvisorio, della ‘salute’ dei fiumi toscani nel corso del 2020 in base ai monitoraggi di Arpat.
I dati, spiega ARPAT , sono da considerarsi provvisori perchè, essendo il 2020 il secondo anno del triennio 2019-2021, il numero delle stazioni monitorate (distribuito nel triennio) non è completo e ogni indicatore viene ricalcolato con il set completo di dati a fine triennio: “La classificazione che è emersa nel 2020 potrà dunque subire modifiche alla fine” del 2021, quando si concluderà il triennio.
In sintesi, spiega Arpat, “lo stato chimico è buono nel 64% dei punti, considerando la sola matrice acqua. Invece i dati relativi ai campioni di biota restituiscono uno stato chimico non buono nel 100% dei punti su cui è stato prelevato il campione di pesce. Nella colonna d’acqua i parametri che più frequentemente superano lo standard qualità ambientale sono il mercurio, con superamenti in 34 stazioni, Pfos in 10 stazioni, benzo[a]pirene in 8, tributilstagno in 3 stazioni, cadmio e nichel in 2. I superamenti dei parametri che determinano il ‘non buono’ rimangono pressoché costanti negli anni”.
Riguardo allo stato ecologico, che deriva dal risultato peggiore tra tutti gli indicatori applicati (macroinvertebrati, macrofite, diatomee, limEco, sostanze pericolose indicate nella tabella 1B del DLgs 152/06), “pur trattandosi di dati provvisori, nel 2020 l’obiettivo di qualità dettato dalla direttiva europea 2000/60 (livello elevato-buono) è raggiunto nel 66% dei corpi idrici. Vista la regola fondamentale per ottenere gli indicatori, ossia il peggior risultato è quello predominante, il quadro completo dei bioindicatori raggiungibile a fine triennio potrebbe modificare anche sostanzialmente le percentuali attuali”.
“Dal monitoraggio effettuato – si spiega ancora – emerge che le comunità vegetali e animali riflettono trasformazioni importanti degli habitat fluviali, sempre più sottoposti a pressioni antropiche, che vanno dagli attingimenti, alle modifiche morfologiche che snaturano l’efficienza ecologica dei corsi d’acqua, ai cambiamenti del clima, che determinano sempre più spesso fenomeni di siccità in mesi diversi dalla piena estate”.