Si torna a parlare di autonomie scolastiche e quindi, ancora una volta, del futuro dello storico liceo classico Galileo, a Firenze. Il brusco calo di iscrizioni post Covid ha messo l’istituto tra quelli a rischio accorpamento, ipotesi tutta nelle mani della Città metropolitana. Ma la preside Liliana Gilli non ci sta: “Siamo in piena crescita, non ci condannino a morire”.
Carlo Lorenzini, detto il Collodi, Gino Capponi, Tiziano Terzani, Giovanni Spadolini, Oriana Fallaci, Margherita Hack, Mario Luzi…è una lista lunga di personalità illustri quella che si lega al liceo classico Galileo a Firenze, ex casa dei Gesuiti, poi scolopina e infine di decine di migliaia di studenti che all’ombra della cupola del Brunelleschi, in piena area Unesco, ora rischiano di vederla assorbita da un altro istituto scolastico, perché la Regione Toscana così ha deliberato: devono essere ridotte 14 autonomie scolastiche.
Le linee guida parlano chiaro, la Città Metropolitana potrà proporre quale scuola dimensionare, e così il futuro del Galileo è in bilico. Parrebbe una questione di numeri, quelli che non sarebbero piaciuti al suo genio protettore: il limite fissato per rimanere autonomi è di almeno 600 alunni – che diventano 400 per i comuni montani – e in questo liceo, che è uno dei più antichi d’Italia, lo scarto a ribasso è di appena 31 iscritti.
Un’inezia che, spiega la preside Liliana Gilli, sarebbe destinata rapidamente a cambiare in meglio, considerato l’appeal indiscutibile dello storico istituto che richiama studenti da ogni dove e rappresentano il 12% di quelli degli altri liceo classici in Toscana. Una parabola positiva in salita che promette il superamento della soglia con il nuovo anno scolastico. Tutto viaggia, dunque, sul filo della speranza, oltre che del merito, visto il grande successo della recente iniziativa “Rimaturità”. “Ci stanno condannando a morire”, chiosa Gilli, “se perdi l’autonomia perdi l’identità”.