I casi di New Delhi nell’Asl Toscana Nord ovest sono 132 con una mortalità del 34%, pari quindi a 45 decessi. Questo è quanto afferma l’infettivologo Francesco Menichetti, direttore dell’unità operativa di malattie infettive dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana. Secondo il medico sarebbe ora di sperimentare nuove strade perchè “la posta in gioco è troppo alta”. A Pisa creato un reparto dedicato al trattamento delle infezione del Ngm.
“Contro questi nuovi nemici, sempre più pericolosi, servono alleanze strategiche e collaborazioni internazionali”, è l’appello di Menichetti. Secondo l’infettivologo, bisogna non solo incentivare la ricerca antibiotica ma anche lavorare su anticorpi monoclonali e vaccini perchè “le infezioni da germi multiresistenti, se non debellate, diventeranno la principale causa di morte negli anni a venire”.
Anche l’organizzazione sanitaria deve prepararsi per provare a vincere la sfida dell’infection control: c’è necessità, secondo Menichetti, di varare varando un rigido sistema di regole e di verifica che esse siano realmente rispettate. Esse devono essere seguite non solo dagli operatori sanitari, ma anche da tutte quelle persone che frequentano quotidianamente gli ospedali come visitatori, parenti dei degenti, fornitori, addetti alle pulizie e manutentori.
A Pisa, come spiegato dal direttore sanitario dell’Aopu pisana Grazia Luchini, per il trattamento delle infezioni del New Delhi, è stato “realizzato un ‘reparto’ dedicato di 12 letti, in una porzione delle Medicine. In esso sono in vigore una serie di precauzioni per limitare il più possibile il rischio di contaminazioni esterne.