Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, nell’omelia per la messa in Duomo dedicata a San Giovanni Battista, patrono della città. Il Cardinale di Firenze ha parlato di ‘pericolo di corrosione dell’umano”
“Abbiamo bisogno di fiducia nell’altro, che non è un temibile concorrente da schivare o un nemico da abbattere o un intruso da cacciare, ma il fratello di una convivenza in cui ciascuno cresce grazie al riconoscimento nell’altro e dell’altro e ci si edifica nella rete delle relazioni che formano il tessuto di una comunità e di una società, tanto più ricca quanto più ampia, includente, armonicamente varia”.
Betori ha criticato “la diffusione di processi che intaccano il concetto fondamentale di uguaglianza degli esseri umani, con l’introduzione di formule di priorità che negano la pari dignità di ogni persona e, per quanto ci riguarda, vanno a confliggere con il fatto che se c’è una priorità ammessa dal Vangelo, e lo stesso ritengo che si possa di dire della nostra Costituzione, è quella che va riconosciuta ai poveri”. Per Betori, “abbiamo bisogno di fiducia in Dio, che la cultura odierna troppo spesso identifica con un limite imposto all’uomo e quindi come una presenza da emarginare e negare, perché non si riconosce che solo il legame con la trascendenza libera l’uomo dai suoi limiti, lo innalza oltre la schiavitù dei bisogni materiali e di quelli indotti dal sistema dei consumi, per aprirlo agli orizzonti gratificanti della verità, della bontà e della bellezza”.
“Occorre purificare il pensare comune, a cominciare dal superamento del politicamente corretto, per ricostruire un giudizio critico, oltre i luoghi comuni, e la progettualità, oltre il ‘si è fatto sempre così’. La corrosione dell’umano ha raggiunto livelli preoccupanti” ha aggiunto Betori, nell’omelia.
“Ci troviamo in scenari in cui da una parte la specificità della persona umana non si distingue più dal mondo animale e dalla natura in genere – ha aggiunto Betori -, mentre dall’altra ci si prospetta il trapasso verso un post-umano o un trans-umano che, in forza di un biologismo esasperato e del potere del pensiero artificiale, uccidono la coscienza, dissolvono il legame tra materia e spirito, azzerano le ragioni della solidarietà”. “Abbiamo bisogno di ribadire con forza le ragioni della persona e dei suoi legami sociali – ha concluso -, ritornando alle radici più autentiche del nostro umanesimo”.
“Di fronte a noi c’è il compito urgente di ricostruzione del soggetto umano nelle sue dimensioni costitutive” rispetto alla “destrutturazione in atto nella nostra cultura della natura propria della generatività, senza cui non c’è storia per l’umanità. È quanto sta accadendo con i tentativi di legalizzare la cosiddetta ‘gestazione per altri’, come viene definita nella neo-lingua di stampo orwelliano la mostruosa pratica dell’utero in affitto, ultima, per ora, forma di mercificazione del tutto, che giunge a toccare il corpo della donna e il mistero della nascita” ha proseguito Betori.
Per Betori, “riconoscere la nascita come una benedizione è incomprensibile per una società dalle culle vuote, che in questa disaffezione alla vita esprime la sua mancanza di speranza e di futuro. Se vogliamo dare una svolta alla crisi sociale in cui siamo precipitati, tutto dovrebbe ripartire proprio da questo sguardo positivo sulla vita, vincendo la paura che ci tarpa le ali”. “Abbiamo bisogno di fiducia nel futuro – ha detto ancora Betori -, riscoprendo la vicenda umana come un progetto spalancato sul domani, da costruire nella fatica ma anche nella gioia di sentircene protagonisti”.