Ai nostri microfoni Francesco Borgomeo, l’imprenditore che ha elevato lo stabilimento ex GKN. “Vicenda dolorosa ma ora possiamo partire”
Un imprenditore ‘atipico’ specializzato in fabbriche da rivitalizzare (reindustrializzare) che ama citare Sant’Agostino e Nelson Mandela: Francesco Borgomeo, dopo l’approvazione da parte dei lavoratori dell’accordo firmato presso il MISE, è pronto a lanciarsi mani e piedi nella nuova avventura, ovvero riportare l’oramai ex GKN, ora Qf, ai fasti di una volta, quando produceva semiassi, mantenendola nel campo della meccanica ma spostando gli asset nel mercato farmaceutico o delle energie rinnovabili.
“E’ molto importante -dice Borgomeo- il fatto che i lavoratori abbiano aderito alla proposta. Credo che abbiamo fatto un lavoro difficilissimo, perché non ci conosciamo e perché c’era una grande tensione per i pregressi con la precedente società. C’è voluta tanta responsabilità, razionalità, intelligenza. E’ stata una cosa difficile, ma ora siamo al punto di partenza. Si può partire”.
Per andare dove? Gli chiediamo…
“Fare una riconversione produttiva” risponde Borgomeo. “La mia storia parla. Io ne ho fatte tante, ad Anagni, a Cisterna, di Latina, a Roccasecca, a Perugia: ne ho fatte tante e tutte sono andate bene, con i lavoratori che sono tornati nella loro fabbrica, anche se magari a fare cose diverse”.
“A Campi Bisenzio faremo lo stesso -prosegue Borgomeo-. Ci sarà un percorso di riconversione delle competenze e dello stabilimento, che comunque rimarrà in ambito meccanico, cioè produrrà macchinari. Certo usciremo dall’automotive perché in Italia questo settore sta vivendo un processo di crisi e transizione che mi permetto di dire, non governata. E quindi faremo altro”.
Cosa l’ha convinta?
“Questo è un momento un po’ magico -afferma Borgomeo- perché abbiamo una ripresa post covid dove c’è tanta energia con un Pil al 6% , una cosa che non capitava dagli anni 50/60. E poi il PNRR che è una specie di Piano Marshall per l’Italia. E quindi effettivamente ci sono tante potenzialità ed opportunità, ad esempio per la mobilità sostenibile e le energie rinnovabili, da una parte, e per il settore farmaceutico dall’altra, che stanno cercando spazi produttivi, e Campi mi pareva adeguato per questo”.
Borgomeo si dice fiducioso nonostante le difficoltà perché, dice “ è stata una vicenda dolorosa ma ho capito che c’era tanta energia che poteva essere coltivata”.“Nel mio lavoro -conclude – c’è una tensione sociale molto forte. Sempre poi più sarà necessario pensare che non c’è la logica del profitto da una parte e il lavoratore da tutelare dall’altra. La fabbrica è una comunità. Dobbiamo evitare che sviluppo si traduca nell’arricchimento solo di una parte. Una logica che abbiamo vissuto e che secondo me è tramontata, perché non porta da nessuna parte”