Sarebbe stata una dose massiccia, circa 10 volte superiore a quella prescritta, di un farmaco che già assumeva ad uccidere Simonetta Gaggioli, l’ex funzionaria della Regione il cui corpo fu ritrovato il 3 agosto 2019 in un sacco a pelo a Riotorto (Livorno), lungo la Vecchia Aurelia.
E’ quanto emergerebbe dalle indagini, condotte dai carabinieri di Livorno e Piombino e coordinate dalla procura livornese, che oggi hanno portato in carcere, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, la nuora della 76enne, Adriana Gomes.
Per gli inquirenti, sulla scorta degli esiti dell’esame autoptico e delle altri elementi acquisiti nel corso delle indagini, l’arrestata negli ultimi giorni del luglio scorso avrebbe somministrato a Gaggioli il farmaco assunto dalla 76enne per motivi terapeutici, nella dose massiccia e risultata letale.
Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti la donna avrebbe poi trasportato, da sola, il cadavere fuori dalla sua abitazione di Riotorto e lo avrebbe caricato in auto, per poi abbandonarlo sul ciglio dell’Aurelia.
Tale circostanza, spiegano i carabinieri, è stata confermata nel corso dell’esperimento giudiziale in incidente probatorio del 3 gennaio scorso. I motivi che avrebbero spinto all’omicidio, secondo gli investigatori, risiederebbero nel rapporto conflittuale con la Gaggioli.
Nel corso delle indagini è emerso inoltre che l’arrestata aveva maturato l’intenzione di andare all’estero. La donna è inoltre ritenuta responsabile anche dei reati di “truffa aggravata” e “indebito utilizzo di carte di pagamento”: non dando comunicazione del decesso della Gaggioli, avrebbe consentito l’accredito della pensione sul suo conto corrente bancario, prelevando una somma con il bancomat della defunta.