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Mer 19 Mar 2025
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Esplosione Eni a Calenzano, avvisi garanzia a 9 persone e ad Eni spa

Calenzano – La procura di Prato ha inviato avvisi di garanzia alla società Eni spa, e a nove persone – sette dirigenti di Eni e due della società appaltatrice Sergen – per le ipotesi, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali per l’esplosione del 9 dicembre 2024 al deposito Eni di Calenzano (Firenze), che causò cinque morti e ingenti danni materiali. Lo ha reso noto il procuratore Luca Tescaroli.

Le nove persone fisiche, i sette dirigenti di Eni, più il datore di lavoro e il preposto alle attività di Sergen, sono indagati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali, mentre l’Eni spa, sede di Roma, è indagata ai sensi della L.231 sulla responsabilità amministrativa in ordine ai reati di omicidio e lesioni.Le quattro esplosioni al deposito Eni di Calenzano (Firenze) sono state un “evento prevedibile e evitabile” sulla base di risultanze investigative. Lo ha detto il procuratore di Prato Luca Tescaroli parlando di “errore grave e inescusabile” secondo quanto emerge dall’analisi della documentazione di sicurezza rilasciata a Eni a Sergen, e dalle attività di Sergen, “vale a dire la presenza di fonti di innesco, come il motore a scoppio di un elevatore”, che “ha generato calore in un’area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività di Segen”.

Le quattro esplosioni al deposito Eni di Calenzano (Firenze) sono state un “evento prevedibile e evitabile” sulla base di risultanze investigative. Lo ha detto il procuratore di Prato Luca Tescaroli parlando di “errore grave e inescusabile” secondo quanto emerge dall’analisi della documentazione di sicurezza rilasciata a Eni a Sergen, e dalle attività di Sergen, “vale a dire la presenza di fonti di innesco, come il motore a scoppio di un elevatore”, che “ha generato calore in un’area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività di Segen”.

La procura di Prato ha deciso che si svolga un incidente probatorio alla luce dei risultati investigativi sulle esplosioni del 9 dicembre 2024 al deposito Eni di Calenzano (Firenze), che causò cinque morti e ingenti danni materiali. Lo ha reso noto il procuratore Luca Tescaroli anche “a tutela degli indagati.

Se le pompe” di carico delle autobotti al deposito Eni di Calenzano (Firenze), “fossero rimaste chiuse come dovevano dalle ore 9 alle ore 15 del 9 dicembre 2024, sarebbero andati persi circa 255.000 euro di guadagni”. Lo ha evidenziato il procuratore Luca Tescaroli secondo una stima realizzata nell’inchiesta sull’esplosione. Nelle ipotesi di accusa a carico di Eni spa, il procuratore capo di Prato rileva che che “gli interventi di manutenzione, quel giorno, non potevano e non dovevano essere portati avanti in presenza del normale carico delle autocisterne”. Tra gli elementi per cui, invece, fu continuato a pompare benzina e gasolio nelle linee di carico e proseguì il flusso di camion cisterna mentre venivano fatte attività di manutenzione accanto, viene considerato dall’inchiesta anche il vantaggio economico stimato per quella giornata in quel deposito di Calenzano.

Eni spa aveva incaricato le imprese Sergen/Nolitalia di modificare l’impianto di Calenzano (Firenze), per convertire una linea dismessa della benzina a una nuova per biocarburante (olio biovegetale idrotrattato, l’Hvo). Durante questi lavori, ha spiegato la procura di Prato, il 9 dicembre 2024 sono partite quattro esplosioni al deposito Eni di Calenzano (Firenze). E’ successo per la fuoriuscita a pressione da una fessura di una nube di aerosol di benzina. C’è stata, ha spiegato il procuratore Luca Tescaroli, una perdita da quella fessura, che si è verificata in una flangia svitata da addetti della Sergen/Nolitalia, sotto una valvola, la n.577 che fa parte della tubazione dismessa della benzina. Il problema è stato che tale valvola doveva essere rimossa come deciso in un sopralluogo con Eni il 18 novembre. Ma il 9 dicembre la stessa linea dismessa era ancora collegata – tramite un’altra valvola, la n.575, aperta il 9 dicembre – a un’altra tubazione che riceveva ancora benzina da un condotto del diametro di otto pollici. Quando per fare il carico delle autobotti, una linea funzionante accanto a quella dismessa, ha cominciato a pompare benzina, una parte di carburante ha raggiunto il punto di avaria, la fessura causatasi nella manutenzione, ed è uscita, trovando come fattore di innesco il motore caldo di un carrello elevatore usato dai tecnici Sergen. Sono passati 33 secondi dall’uscita di benzina alla prima esplosione alle ore 10, 21 minuti e 51 secondi.

In realtà, la procura aveva già ricostruito nelle sue indagini che gli interventi su queste due valvole – non erano necessari, “tanto che il progettista – ha detto il Luca Tescaroli – non li aveva previsti”. Ma a gennaio 2025 una perquisizione ha fatto trovare “l’inserimento nella cartella condivisa tra Eni e Sergen di documenti prodotti”, redatti, fatti, “successivamente al disastro”, tale cartella, secondo il pm, è apparsa proiettata a ostacolare l’individuazione di responsabilità da parte delle figure professionali di Eni.