Calenzano – Sono tre corsie di carico, la 5, la 6, la 7 – dette baie, nel gergo merci – una vicina all’altra, quelle su cui si sta concentrando, secondo quanto appreso, l’interesse della procura di Prato per accertare le manutenzioni in corso la mattina dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano (Firenze).
Secondo un’ultima ricostruzione, la baia 6 è quella dov’è avvenuta l’esplosione; la corsia 7 è quella dove c’era un’autocisterna; alla baia 5 era prevista una manutenzione all’aspirazione dei vapori. Invece risulta che tra la corsia 6 e la 7 al momento dello scoppio era in corso una manutenzione a una condotta di carico dei carburanti.
Inoltre, riguardo alla baia 5 è da stabilire, anche con l’ausilio dei consulenti, se la manutenzione era già iniziata quando c’è stata l’esplosione, o se l’intervento agli aspiratori di gas e vapori doveva ancora cominciare, come invece ha sostenuto l’Eni. Comunque sia, questa manutenzione straordinaria sul sistema di recupero dei vapori era prevista la mattina del 9 dicembre insieme all’altra alla condotta di carico dei carburanti, tra la corsia 6 e la 7.
Il deposito Eni di Calenzano, già sotto sequestro, sarà fermo per due mesi per lo svolgimento di una consulenza tecnica affidata dalla procura di Prato a un pool di specialisti, che dovranno anche tener conto anche del rispetto dei piani di sicurezza. Perché oltre ai comportamenti adottati, è proprio il piano d’emergenza ad esser messo sotto accusa.
Il procuratore Luca Tescaroli ha guidato ieri il sopralluogo, che è durato circa due ore, c’erano anche carabinieri e Asl. E’ il primo, ce ne saranno altri. La procura ha organizzato gli esperti in due collegi, uno con gli specialisti di esplosivi (sono due), l’altro con tecnici esperti di impianti industriali e di sicurezza sul lavoro (quattro). Hanno 60 giorni per consegnare la relazione sugli impianti e sulle misure di sicurezza, nel frattempo l’attività di stoccaggio e distribuzione carburanti resta ferma. Le loro valutazioni possono aiutare gli inquirenti a individuare i comportamenti, attivi o omissivi, che abbiano eventualmente contribuito a causare lo scoppio, i cinque morti, i 26 feriti.
Nell’inchiesta si profilano all’orizzonte diverse, possibili, posizioni di garanzia ma prima i pm devono comprendere sia i rischi generici sia i rischi specifici. Quelli derivati dalla gestione generale del deposito o quelli dovuti all’attività di cantiere, specie laddove c’erano manutenzioni, dove si potrebbe esser generata l’esplosione. Quindi saranno riportati alle condotte di chi era preposto alle diverse gestioni o mansioni.
Questa mattina visita di una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro prima al deposito Eni e poi alla procura di Prato.