Calenzano – Arriveranno a breve le prime iscrizioni nel registro degli indagati della procura di Prato per la strage al deposito Eni di Calenzano del 9 dicembre, dove un’esplosione ha causato fra i lavoratori nel sito cinque morti e 26 feriti.
Già completate le autopsie sui corpi delle cinque vittime dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano (Firenze). Lo si apprende dalla procura di Prato che ha incaricato tre medici legali Martina Focardi, Beatrice Defraia e Rossella Grifoni. Le autopsie sono state effettuate all’istituto di Medicina legale di Careggi, a Firenze.
Nelle prossime ore verranno effettuate sulle salme le verifiche per la identificazione e a questo proposito saranno raccolti i Dna dei familiari. Inoltre saranno eseguite verifiche antropometriche e sulle impronte dentali dai genetisti Ugo Ricci e Vilma Pinchi.
Sotto indagine restano centrali sia le modalità della manutenzione straordinaria affidata da Eni in appalto alla Sergen di Potenza, per riparare una linea di carico, sia la gestione della sicurezza, giacché si ipotizza il reato di rimozione delle cautele contro il rischio di incidenti.
In tal senso, la promiscuità tra l’intervento di manutenzione e le operazioni di carico delle autobotti potrebbe costituire un elemento di possibile responsabilità da accertare.
La manutenzione straordinaria, in corso in un punto lontano della pensilina di carico, potrebbe, è un’ipotesi, aver riverberato inconvenienti nelle pressioni dell’impianto, forse al sistema di recupero dei vapori. Le consulenze tecniche di cui si avvale l’inchiesta potranno stabilire se c’è stato questo problema. La presenza degli autotrasportatori nelle vicinanze con un’avaria da riparare è invece tema diretto di sicurezza sul lavoro.
“Ci risulta che in alcuni depositi, come anche quello di Calenzano, vengano svolte attività promiscue. Succede di andare a rifornire le autobotti mentre in una corsia limitrofa, vicina, vengono fatte riparazioni o manutenzioni. Le attività di carico non vengono sospese quando ci sono interventi di riparazione, ma risulta tra i trasportatori che sia così molto spesso. Forse una volta, nel 2021, vennero sospesi due, tre giorni, gli ingressi delle autobotti” al deposito, riporta Massimiliano Matranga, della Uiltrasporti Toscana, riguardo alle attività nel deposito di Calenzano.
“Possiamo considerarla una consuetudine – prosegue – ma nessuno di noi autotrasportatori in realtà l’ha mai percepita come una condizione di pericolo, almeno non abbastanza”, “questo perché quando si entra col camion in un deposito come quello di Eni a Calenzano ci sentiamo in un luogo molto sicuro, vengono fatti controlli continui”.
Dunque, un difetto tecnico nel recupero dei gas potrebbe aver formato la piccola nube esplosiva? Intanto proseguono le acquisizioni delle testimonianze dei feriti meno gravi, che possono già dare il loro contributo alla ricostruzione dei momenti precedenti l’esplosione. Le autopsie sui resti delle vittime, in attesa della relazione dei consulenti alla procura, dovrebbero confermare come lo scoppio sia causa diretta della morte per ustioni e traumi dei cinque lavoratori.