“Da molti giorni ormai si parla della proposta di realizzare una cancellata sul sagrato di Santo Spirito, con voci di chiaro dissenso e altre di altrettanto convinto appoggio. Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti si era già espresso alla prima manifestazione di questa ipotesi con una posizione di rifiuto e oggi ci sentiamo in dovere di aggiungere qualche riflessione dato che di spazio e per giunta di spazio pubblico si parla, in un contesto tanto caratterizzato per il tessuto in cui si colloca e per l’opera dell’architetto che, insieme ad altri illustri colleghi, ha contribuito a far conoscere nel mondo questa città. La funzione delle piazze nella vita cittadina è storicamente aggregativa, luogo di scambio e di contatto umano in parte molto simile o certamente in affinità con quello delle chiese, che non a caso dialogano con logica di continuità con lo spazio che le fronteggia. La sola idea di ‘difendere’ fisicamente il sagrato dalle persone che vivono la piazza ci pare eccessiva: proteggere l’integrità fisica del luogo ne indebolisce il significato simbolico se è una barriera l’elemento di protezione.
Il tema dell’inclusività deve essere il filo conduttore della gestione degli spazi pubblici che si animano e vengono presidiati proprio dal modo in cui vengono utilizzati e condivisi. Uno spazio intercluso allontana ed esclude, più che una proposta ricorda una rinuncia.
Lo sappiamo bene noi che anni fa abbiamo spostato la nostra sede alla Palazzina Reale di Santa Maria Novella, allora luogo di bivacchi notturni e di ricovero improprio per clochard. Le dinamiche di uso sono cambiate con l’acquisizione di funzioni che ne hanno mutato l’assetto. Oggi quest’area vive ancora momenti di difficoltà per il rapido cambiamento dei flussi e dei fenomeni sociali che la riguardano molto da vicino, ma la nostra scommessa contemporanea è quella di contribuire a togliere la cancellata che separa l’Esedra da via Valfonda, perché potrebbe innescare la decompressione dei flussi oggi esistenti, laddove decomprimere serve ad accogliere e gestire, naturalmente di concerto e in accordo con tutte le amministrazioni che sono coinvolte in questa scelta. È anche il frutto degli esiti di un evento organizzato dalla Fondazione Architetti proprio alla Palazzina Reale nei mesi scorsi, ‘Spazi Sospesi’, che analizzava con esperti e cittadini i cosiddetti ‘non-luoghi’ prospettando l’ipotesi di continuità e maggiore fluidità lungo il percorso che dalla Fortezza porta alla Stazione, in assoluta analogia con quanto emerso nel Laboratorio San Lorenzo, percorso partecipativo cui ha compartecipato l’Ordine degli Architetti, in cui si richiedeva, insieme al recupero del complesso di Sant’Orsola, l’apertura dei giardini del Palazzo dei Congressi proprio per consentire un più facile contatto col quartiere.
Entrambe le proposte si muovono nella certezza che tali aperture contribuiscano a ridurre il degrado dei luoghi e non il contrario, e la presenza dei cittadini è il comune denominatore degli esempi citati.
Non si intende privare di valore le legittime lamentele del priore di Santo Spirito cui altre istituzioni devono certamente rispondere con una diversa attenzione agli usi e alle funzioni che gravitano intorno ai luoghi, ma cerchiamo una strada che ci aiuti a innalzare il livello di consapevolezza di chi vive lo spazio pubblico, ricordando che richiede maggiore rispetto proprio perché è di tutti, distinguendo e arginando il vandalismo dall’uso disinvolto e rilassato. Non ci scandalizziamo per le persone che scelgono gli scalini di una chiesa per sedersi e conversare civilmente, magari possiamo chiederci se ci siano sufficienti sedute o bagni pubblici e porre mano a una più organica proposta di arredi urbani e servizi per tutto il territorio cittadino.
Cogliamo piuttosto l’occasione del dibattito che si è innescato in città per migliorare l’assetto attuale senza alterare uno dei più significativi monumenti cittadini”.
Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Firenze