Ha aperto da poco al Museo Archeologico di Napoli una mostra veramente memorabile su Canova e la scultura antica.
“Canova e l’Antico” racconta uno dei più grandi scultori italiani, Antonio Canova, nato a Possagno in provincia di Treviso nel 1757, e del fascino che su di lui esercitò la scultura antica.
Questa storia è ambientata proprio dove cominciò, cioè a Napoli. Canova infatti arrivò in città giovanissimo, a 23 anni, il 27 gennaio 1780. E se ne innamorò subito. Come testimonia una sua frase famosa e bellissima: a Napoli, scriveva, “per tutto sono situazioni di Paradiso”.
Certo anche perchè Canova arrivò a Napoli nel periodo in cui si era cominciato a scavare, e pezzi bellissimi di statuaria antica affioravano uno dopo l’altro dalle rovine di Ercolano e Pompei. Fu allora che nacque lo stile neoclassico. E l’arte di Canova. Che non voleva “copiare” l’antico, ma ispirarvisi per trovare “stimoli a creare nel segno della modernità”, come sostiene Giuseppe Pavanello, curatore della mostra.
Questa mostra su Canova,”ultimo degli antichi e il primo dei moderni”, è davvero speciale. Per tre ragioni: la prima è che riunisce molti lavori che vivono lontano e non è mai possibile vedere insieme: vengono da Kiev, da Genova, da Asolo, da San Pietroburgo. Ben sei sculture arrivano dal Museo dell’Hermitage, tra le quali le strepitosissime Grazie, del 1812-1816 e il celeberrimo Amore e Psiche, del 1803.
La seconda ragione è che la mostra accosta tutte queste opere a una gran quantità di disegni, dipinti e gessi conservati a Possagno e a Treviso, e che sono state fatte arrivare a Napoli per l’occasione.
La terza è che il tutto è messo a confronto con sculture antiche che Canova vide e studiò. Roba da brividi, insomma.
Roba da brividi anche perchè il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (o come va di moda adesso, il MANN) è il più grande e il più bel museo di archeologia classica al mondo.
Vedere le sculture di Canova in quelle sale, accanto ai marmi antichi, agli affreschi di Pompei, alle opere della collezione Farnese, è emozionante. Una goduria abissale, cosmica, ineffabile.
Canova è un artista che sembra lontano dai discorsi dell’arte contemporanea. La sua ricerca di “grazia” e “bellezza” può sembrare anacronistica, oggi. Ma questa mostra va vista. E’ memorabile, sarà irripetibile, e fa capire che davvero tutta l’arte è contemporanea.
Margherita Abbozzo. Tutte le fotografie sono mie.
p.s. Due ciliegine: in mostra sono presenti anche tre belle fotografie di Mimmo Jodice e due di Massimo Listri; e in altre sale del museo si trovano opere di Cai Guo Qiang, più belle di quelle realizzate a Firenze.