La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, realizzata grazie alla collaborazione tra il Museo Novecento e il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, organizzata da MUS.E con Contemplazioni, vede la scultura installata al centro della Sala di Leone X in Palazzo Vecchio
La Pace di Antonio Canova, la celebre versione in gesso del marmo custodito all’interno del Museo Nazionale Khanenko di Kiev e attualmente nascosto per tutelarlo dai bombardamenti della guerra tra Russia e Ucraina, arriva a Firenze. Il modello in gesso della Pace di Canova troverà  ospitalità nel cuore di Palazzo Vecchio, e diventerà un mezzo per assicurare la contemplazione del capolavoro dello scultore, altrimenti negata dal conflitto. L’evento/ mostra assume un’ulteriore risonanza artistica e politica in quanto va a confrontarsi a poca distanza di metri con la grande tela di Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, esposta da pochi giorni nel Salone dei Cinquecento.
Commissionata dal politico e diplomatico russo Nikolaj Petrovič Rumjancev, ideata da Canova nel 1812 e realizzata nel 1815, la scultura viene pensata come omaggio alla famiglia Rumjancev, fautrice di alcuni trattati di pace tra Russia e altri Paesi. Canova viene incaricato di realizzare l’opera all’alba dell’invasione napoleonica della Russia, tanto che lo scultore stesso scrive a Quatremère de Quincy l’11 febbraio 1812: «La statua della Pace si farà : vengane la guerra; essa non potrà impedirla. Ma io temo che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!». Alla morte di Nikolaj Petrovič Rumjancev, la sua collezione viene donata allo Stato e va a costituire nel 1831 il primo Museo pubblico russo, inizialmente a San Pietroburgo, poi, nel 1861, trasferito a Mosca. Krusciov – Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, dalle origini ucraine – decide nel 1953 di trasferire la scultura da San Pietroburgo a Kiev, al Museo Nazionale Khanenko.
L’iconografia della Pace richiama la Nemesi, dea greca della “distribuzione della giustizia”. Il serpente ricorda le medaglie romane, dove era simbolo della guerra. Il fatto che le scritte commemorative siano in latino è il risultato di una trattativa tra Canova e l’ambasciatore di Vienna: l’ipotesi iniziale della lingua russa fu accantonata in favore del latino, lingua franca e simbolo dell’unione tra le nazioni europee, a rafforzare dunque il messaggio di pace dell’opera.
““L’arte e la cultura vinceranno contro la violenza e l’abominio della guerra – dichiara il sindaco Dario Nardella -. In questi tempi così travagliati accogliamo a Palazzo Vecchio un’opera fortemente simbolica. La Pace di Kiev, ora nascosta alla vista a causa della guerra e chissà per quanto tempo ancora inaccessibile, viene evocata con l’unica sua copia esistente nella sala di Leone X. Essa ci induce a riflettere sulla estrema fragilità materica dell’arte di fronte alle forze distruttive ma anche alla potenza della stessa che si fa forma, memoria, messaggio di pace di inusitato coraggio”.
“La Pace di Kiev, proveniente dal Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, è ora a Firenze, e qui, temporaneamente, attende tempi di pace” commenta Vittorio Sgarbi, curatore della mostra. “Canova, l’ultimo grande artista che ha chiuso l’arte dell’Occidente ha unito tutto, non ha diviso. Canova è un grande conciliatore di ogni conflitto, di ogni differenza, e in nome della sua Pace io chiedo a voi di invocarla tutti insieme sul piano di spirito del mondo, perché il mondo si salvi”.
“A pochi giorni di distanza dalla presentazione del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo – sottolinea Sergio Risaliti, direttore del museo Novecento – entra in Palazzo Vecchio un secondo capolavoro dell’arte italiana, il modello della cosiddetta Pace di Kiev plasmato nel gesso da Antonio Canova. Qui passato, presente e futuro si incontrano e s’incrociano e l’arte si assume il compito di rappresentare il destino dell’umanità . Incredibile come le opere di due artisti di cultura e stile così diversi se non antitetici, possano calarsi nell’attualità e rigenerarsi ai nostri occhi. A riprova che i grandi capolavori travalicano la propria epoca, anche quando nascono dalla cronaca, perché si fanno portavoce di valori universali. Passando davanti al Quarto Stato, soffermandosi ad ammirare le forme classiche della Pace, è immediato ricordare due principi fondamentali della nostra costituzione. Il primo che mette al centro il lavoro, e l’undicesimo che ripudia la guerra. Non è scontato che l’arte si faccia portavoce in modo così sublime e coinvolgente ai nostri occhi e al nostro animo di simili ideali e valori. Quando ciò accade riconosciamo nelle opere dei grandi artisti delle ancore di salvataggio oltre che dei moniti ad agire per il bene dell’uomo e il progresso della civiltà . Guardando le bianche immacolate forme della Pace di Kiev non possiamo non pensare al sangue che scorre in Ucraina, al dramma dei profughi, agli orrori perpetuati tra i civili. E non possiamo non pensare alla sorte di tanti capolavori artistici messi a rischio dalla furia distruttiva degli eserciti. La Pace di Canova ci impone di dare un senso alla bellezza, facendoci portatori di fraternità e solidarietà tra i popoli e le persone”.
Â
ANTONIO CANOVA
La pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra
a cura di Vittorio Sgarbi
Sala Leone X – Palazzo Vecchio, Firenze
11 maggio – 18 settembre 2022
Un progetto del Museo Novecento di Firenze
Organizzazione MUS.E con Contemplazioni
Â
Museo di Palazzo Vecchio
Lunedì – Martedì – Mercoledì – Venerdì – Sabato – Domenica
9 – 19
Monday – Tuesday – Wednesday – Friday – Saturday – Sunday
9 am – 7 pm
Giovedì / Thursday 9 – 14 (9 am – 2 pm)
Â