Sab 2 Nov 2024
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ToscanaCronacaCaporalato nelle campagne di Pisa e Livorno, due arresti

Caporalato nelle campagne di Pisa e Livorno, due arresti

Secondo l’accusa avrebbero sfruttato dei loro connazionali pakistani impiegati nella raccolta di frutta e ortaggi, con una paga di 5 euro l’ora e senza il versamento dei contributi. La minaccia era quella di lasciarli senza lavoro e senza alloggio. Per questo, al termine di una lunga indagine, sono stati arrestati con l’accusa di caporalato.

I lavoratori erano impiegati nella raccolta di ortaggi e frutta nelle campagne delle province di Livorno e Pisa, con turni di 10 ore al giorno, 7 giorni su 7, per una paga di 5 euro l’ora, senza alcun versamento di contributi. E’ quanto contestato a due fratelli di 50 e 45 anni, indagati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ovvero di caporalato, nell’ambito di un’inchiesta della squadra mobile di Livorno che ha portato anche al loro arresto, del piĂą grande l’anno scorso, del piĂą giovane recentemente. La misura di custodia cautelare ai domiciliari era stata emessa dal gip nel gennaio 2022: il 50enne era stato subito rintracciato, il 45enne, che era tornato in Pakistan, è stato arrestato giorni fa all’aeroporto di Pisa, al rientro in Italia.

Per l’accusa, i due fratelli avrebbero approfittato dello stato di necessitĂ  e di inferioritĂ  psicologica in cui i braccianti si trovavano, minacciandoli altrimenti di lasciarli senza lavoro e senza alloggio. Da quanto emerso dalle indagini una societĂ  di lavoro interinale, rappresentata dai due fratelli pakistani, avrebbe fornito i ‘braccianti’ alle varie aziende agricole del territorio della provincia livornese, che non risultano coinvolte nell’indagine per caporalato. I fatti contestati risalgono alla piena pandemia e gli investigatori avrebbero anche rilevato che tra gli operai agricoli nessuno sarebbe stato dotato di presidi di protezione individuale nonostante operassero a stretto contatto tra loro.

Ancora, nel corso di un controllo di polizia, a novembre 2020, furono identificati molti dei pakistani impiegati nei campi, che vivevano all’interno di abitazioni, tra Piombino e Campiglia Marittima, risultate fatiscenti e in pessime condizioni igienico sanitarie: un fondo commerciale, composto da un solo locale con bagno e senza riscaldamento, sarebbe stato occupato da 5 persone, altre 7 invece stavano in una casa composta da una camera, una cucina e un solo servizio igienico. Alloggi per i quali, secondo l’accusa, i due fratelli avrebbero preteso da ogni connazionale la somma di 150 euro, decurtandola dalla paga mensile. Fatto che si somma all’accusa per caporalato.

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