Un vero e proprio caporalato. Agivano quasi in tutta la Toscana, pagando la manodopera circa 4 euro l’ora. Parte dei braccianti viaggiava su dei camion coperti con un telo in pvc
Tre cittadini sono stati arrestati dalla polizia di Pistoia, nella serata di ieri al termine di indagini iniziate a luglio, in flagranza del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, na sorta di caporalato. Inoltre sono stati sequestrati quattro furgoni che servivano per trasportare la manodopera, che veniva retribuita con circa 4 euro effettivi, sui luoghi di lavoro: vigneti e uliveti situati nelle province di Pistoia, Prato, Firenze, Siena, Lucca, Arezzo e Pisa.
Sempre nell’ambito della stessa operazione, stamani, precisa una nota della questura, sono state eseguite perquisizioni in due studi commerciali di Pistoia in uso a un consulente del lavoro, anch’egli denunciato in stato di libertà per lo stesso reato. Infine, sono stati denunciate in stato di libertà altre tre persone che partecipavano all’attività illecita. Parte dei braccianti viaggiano in condizioni di pericolo, seduti a terra sul cassone posteriore in metallo di un autocarro e rinchiusi con un telo in pvc.
“I braccianti venivano reclutati in tutta la provincia di Pistoia ma anche su Prato – ha spiegato in conferenza stampa il dirigente della squadra mobile di Pistoia Antonio Fusco -. Si tratta di cittadini africani con permesso di soggiorno per motivi umanitari, che accettavano condizioni di sfruttamento sia sotto il profilo della retribuzione, ma anche soprattutto delle condizioni lavorative”.
Qualcuno di loro ha riferito agli investigatori che, mentre erano intenti a raccogliere l’uva, non gli veniva data neppure l’acqua da bere. Alle indagini, dirette dal sostituto procuratore presso la procura della Repubblica di Pistoia Giuseppe Grieco, ha partecipato anche personale dell’Ispettorato territoriale del lavoro Prato-Pistoia sede di Pistoia. Il consulente del lavoro denunciato, è stato spiegato, si occupava della gestione delle fatturazioni e della registrazione di alcune posizioni lavorative nella banca dati dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (solo quando esplicitamente richiesto dalle aziende committenti) a prescindere dalla verifica dell’esistenza di un vero contratto in essere.
Inoltre, attraverso una procedura fraudolenta consistita nell’aprire una posizione all’Inail per soli tre giorni, a nome della ditta intestata a prestanome che gestiva i lavori, riusciva ad ottenere il rilascio del Documento unico di regolarità contributiva malgrado l’omissione totale di denunce contributive all’Inps.
“Gli arrestati – ha ripreso Fusco – sono tre cittadini stranieri, due pachistani e un marocchino che risiedono nel comune di Agliana (Pistoia). Non sono emersi coinvolgimenti delle aziende agricole perché queste appaltavano l’intero lavoro alla ditta che gestiva in modo difforme dalla normativa il lavoro da realizzare”. Per Salvatore La Porta, questore di Pistoia “la squadra mobile ha fatto una pregevole indagine”. I braccianti venivano caricati sui furgoni alle prime luci dell’alba lungo la strada: a Prato nella zona di via Fiorentina e a Pistoia, soprattutto nel comune di Montale e via via lungo il percorso. Quindi venivano trasportati nelle varie province toscane dove era stato richiesto il loro lavoro.