La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di Marco Camuffo e Pietro Costa, i due carabinieri accusati di aver violentato due studentesse americane di 20 e 21 anni a Firenze la notte del 7 settembre scorso, dopo averle riaccompagnate a casa con l’auto di servizio.
Il Comando generale ha deciso infatti, al termine di un procedimento disciplinare, la perdita del grado e la destituzione dall’Arma dei carabinieri per l’appuntato Marco Camuffo e il carabiniere scelto Pietro Costa.
In concreto, cessa il loro rapporto di lavoro col ministero della Difesa, mentre sulla vicenda sono in corso un procedimento penale per violenza sessuale presso il tribunale di Firenze e un altro per reati militari presso il tribunale militare.
Mentre le procedure penali sono alle prime battute, l’Arma in questo caso è stata più veloce, ed ha notificato infatti ai i due carabinieri , dopo averli convocati in caserma, il provvedimento scritto, firmato da un generale.
Camuffo e Costa erano già sospesi dal servizio e tenuti a metà stipendio, ma adesso sono formalmente fuori dai ranghi, la decisione dell’Arma, si ricostruisce da fonti legali, è basata sulle gravi accuse che risultano da informative e indizi che lo stesso comando avrebbe ricevuto via via nei mesi scorsi sia dalla procura di Firenze, sia dal procuratore militare.
Anche in assenza di una sentenza di un tribunale, la sola, pesante accusa di aver violentato le due giovani americane a Firenze e trasgredito ai regolamenti militari sarebbe motivo sufficiente per la destituzione.
Ma l’avvocato Giorgio Carta, uno dei difensori di Costa, annuncia battaglia: “Costa e Camuffo hanno ammesso il rapporto sessuale consenziente con le ragazze, ma non sono degli stupratori. Sono certo che verrà dimostrata la loro innocenza nel processo penale e allora chiederemo la loro riammissione nell’Arma”. Inoltre, “valutiamo anche se fare ricorso al Tar contro questo provvedimento”, ha aggiunto il legale, facendo poi notare che “il Comando generale sembra aver avuto una certa fretta ad irrogare la sanzione nei confronti dei due militari”, “forse ha risentito della pressione mediatica” sulla vicenda.
“Certo, nella decisione disciplinare – ha proseguito – ha pesato per entrambi l’aver avuto rapporti sessuali in servizio con le due americane. Ma nessuno ha stuprato nessuno” e comunque “in questo modo la presunzione d’innocenza non è rispettata perché ancora non c’è stato alcun processo”.