Carcere – Un 39enne di origine rumena detenuto nell’istituto fiorentino di Sollicciano si è tolto la vita stamani presto impiccandosi nel bagno della sua cella, nel reparto penitenziario. Ieri suicidio di un 32enne nordafricano a Prato nel carcere della Dogaia.
Lo rende noto la Uilpa polizia penitenziaria evidenziando che è “il secondo suicidio in meno di 12 ore in Toscana”: ieri pomeriggio a togliersi la vita era stato un detenuto d’origine nordafricana nel carcere di Prato” inalando “il gas dalla bomboletta da campeggio comunemente in uso per preparare cibi e vivande”. “Balza così a 11 la tragica conta dei ristretti che si sono suicidati dall’inizio dell’anno, 2 a Sollicciano, cui bisogna sommare un operatore” afferma Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria.
“Continua, nostro malgrado e nella sostanziale indifferenza della politica di maggioranza, la strage nelle carceri del Paese dove vige una pena di morte di fatto che colpisce random, in maniera indiscriminata a prescindere dall’eventuale reato commesso e indifferentemente che si sia detenuti o lavoratori” commenta De Fazio secondo cui “i timidi tentativi d’intervento da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio e del Governo Meloni” si sono “rivelati un placebo. I detenuti hanno perso ogni speranza e gli operatori, in primis del Corpo di polizia penitenziaria, sono stremati”, “avviliti”, sottoposti a carichi di lavoro inumani, con turni di servizio che si protraggono ininterrottamente anche oltre le 12 ore e la negazione di diritti di rango costituzionale per poi vedere svilito ogni sacrificio con morti, traffici illeciti, malaffare e violenze di ogni genere che dilagano. Per non parlare delle 3.500 aggressioni subite nel corso del solo anno 2024. In Toscana, poi, non aiuta l’atteggiamento di chiusura del Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria in relazione alle nostre richieste d’interlocuzione proprio sulle problematiche che interessano gli istituti penitenziari di Prato e Firenze”.
“Servono interventi immediati per deflazionare la densità detentiva, sono 16mila i reclusi oltre i posti disponibili, potenziare gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di più di 18mila unità, e delle altre figure professionali, ammodernare le strutture, le infrastrutture e gli equipaggiamenti e assicurare l’assistenza sanitaria. Parallelamente, vanno avviate riforme complessive dell’intero apparato d’esecuzione penale nell’alveo, peraltro, di una lettura della Carta costituzionale aggiornata al contesto storico-politico”, conclude De Fazio.
“Un ennesimo suicidio a Sollicciano, un fatto tragico che accade dopo altri tragici fatti analoghi. Oggi è il momento del cordoglio e del dolore. Ma è necessario ribadire che tutto questo è inaccettabile, le condizioni in cui versa il penitenziario fiorentino sono disumane e prive di dignità per i detenuti, per chi vi lavora e per tutti coloro che vi operano a vario titolo. La mancanza di una direzione stabile, inoltre, rende ancora più complicata la gestione di una situazione intollerabile, è urgente che arrivi una guida anche per noi come amministrazione, per avere un’interlocuzione costante e per poter lavorare su tutti quei progetti di reinserimento sociale quanto mai fondamentali”. Così l’assessore al Welfare del Comune di Firenze Nicola Paulesu in merito al detenuto suicida a Sollicciano.
“Ormai le parole non bastano più. Non basta indignarsi, esprimere cordoglio, vicinanza, organizzare visite per toccare con mano la drammatica situazione di carceri fatiscenti dove tutto sembra possibile tranne riabilitazione e una vita dignitosa. Se questo stillicidio non viene interrotto, saremo tutti complici”. Così il garante regionale Giuseppe Fanfani dopo il suicidio stamani di un 39enne recluso nel carcere fiorentino di Sollicciano, il secondo in meno di 12 ore in Toscana: ieri a Prato si è tolto la vita un altro detenuto, 32 anni. “Questo sistema detentivo genera solo disperazione e morte” commenta.
Sulla struttura fiorentina il garante si è espresso più volte: “Deve essere abbattuto e dismesso. Non risponde ad alcuno dei requisiti e delle finalità previste dalla Costituzione” e cita anche l’istituto di Prato “sostanzialmente nelle stesse condizioni di Sollicciano”.
“Non ci si suicida per caso – commenta ancora -. Si sceglie di morire a trenta anni quando si è sopraffatti dalla disperazione, dalla mancanza di speranza o anche solo di una parola di conforto. In carcere manca tutto, ma manca soprattutto una prospettiva di riabilitazione e di reinserimento. Manca una mano amica che ti accompagni in un percorso riabilitativo. Nessuno in questi lunghi anni lo ha compreso o ha avuto il coraggio di misurarsi con questo impegno e la politica in genere ha dimostrato di non essere né disponibile né preparata”