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Carcere: dopo il suicidio e la rivolta, si prova a correre ai ripari

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Carcere – Dopo il suicidio e la protesta di giovedì scorso, ottanta detenuti sono stati trasferiti in altre carceri. Oggi Giunta regionale straordinaria sul tema “Sollicciano”.

Una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per avere chiarimenti sul futuro del carcere fiorentino di Sollicciano, dove il 4 luglio scorso un detenuto si è tolto la vita ed è scoppiata una rivolta. E’ quanto annunciato dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dopo una riunione di giunta straordinaria sulla situazione degli istituti penitenziari a livello regionale. Giani ha detto che la situazione a Sollicciano è “devastante”. “Scriverò al ministro sollecitandolo ad avere chiarezza sugli interventi a Sollicciano: se ristrutturare il carcere, se demolirlo e ricostruirlo. Se ne parla da anni, ma ora è il momento di prendere una decisione, mettere le risorse e farlo perché la condizione del carcerato deve essere umana e non vogliamo che in qualche modo si identifichi Firenze e la Toscana con un carcere dalle condizioni disumane. Questo non è possibile”.
Anche se di fatto Giani dimentica che la situazione è già accertata come tale. A Sollicciano, infatti, i detenuti, o almeno una parte di essi, vivono ancora in condizioni “disumane e degradanti”.
Così nel gennaio scorso ha stabilito il magistrato di sorveglianza, che doveva esprimersi su un ricorso di un 58enne, in carcere per omicidio: l’uomo ha ottenuto uno sconto di pena di 312 giorni. Nel provvedimento del magistrato di sorveglianza si parlava, tra le altre cose, di “importanti problematiche igienico-manutentive”, oltre ad “evidenti tracce di infiltrazioni” e presenza di insetti e cimici. I trattamenti inumani e degradanti sono vietati dall’articolo 3 della Cedu, la Convenzione europea per i diritti dell’uomo, la cui corte ha condannato la prima volta l’Italia per questo motivo nel 2013, nella famosa ‘sentenza Torrigiani’. Da allora molti detenuti, anche a Sollicciano, hanno tentato la via del ricorso.
Tra questi ricorsi, c’era anche quello del detenuto che si è tolto la vita giovedì il giovane tunisino di 20 anni. Sul campo resta un fatto e una domanda. Il fatto è la morte e la denuncia di Fedi sulla inumanità della sua carcerazione. La domanda: che fine hanno fatto gli 11 milioni di interventi annunciati due anni fa?

AUDIO Sofia Ciuffoletti è la Presidente dell’associazione L’Altrodiritto.

In base ai dati ed alle informazioni raccolte da Giuseppe Fanfani, Garante regionale dei detenuti, nel 2023, nelle 16 carceri toscane, sono state 51 le persone che si sono tolte la vita, 153 i tentati suicidi, 608 i casi di autolesionismo, 359 gli scioperi della fame o della sete.

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