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“Caro Raffaele”: i No TAV rispondono a lettera aperta lavoratore Nodavia dimesso

Il Comitato No Tunnel TAV di Firenze ha scritto una lettera aperta a Raffaele Del Masto e agli altri lavoratori di Nodavia che stanno perdendo il posto di lavoro

Caro Raffaele,
Abbiamo visto la tua accorata lettera aperta in cui annunci di dover rinunciare al tuo lavoro perché non ricevi più il tuo giusto salario.
Non abbiamo un tuo recapito, ma vogliamo scriverti ugualmente una lettera aperta che ci auguriamo ti arrivi.
Siamo un gruppo di cittadini che si battono da anni contro i progetti sbagliati che vengono imposti alla città.
Prima di tutto vorremmo dare a te e ai tuoi colleghi la massima solidarietà per quello che state passando. Anche noi siamo lavoratori, conosciamo la precarietà che attanaglia oggi il mondo del lavoro; chi di noi è pensionato ha i figli che non hanno altro futuro se non in una difficile sopravvivenza o nell’emigrazione.
Concordiamo con te che non viviamo più in un paese normale; cose come quelle che capitano nel mondo del lavoro sarebbero state inimmaginabili solo 20 anni fa, in una Repubblica fondata sul lavoro.
La nostra denuncia delle “grandi opere inutili” -come i tunnel TAV fiorentini- ci ha fatto analizzare la situazione dell’industria delle costruzioni e siamo arrivati alla conclusione che queste opere siano utili solo al complesso politico-economico che trae profitti enormi danneggiando territori, ambiente, lavoratori ostaggio delle speculazioni e cittadini che vedono le loro tasse usate malissimo.
Il caso di Condotte ci pare emblematico di questo disastro: una grande impresa sempre molto chiacchierata per rapporti poco chiari con la politica e con le varie mafie che, in Sicilia per esempio, ha mostrato “una spregiudicatezza criminale non comune e un radicato disprezzo per il rispetto della legge”.(1)
Unìaltra caratteristica delle grandi opere inutili italiane è la progettazione sbagliata o insufficiente che fa aumentare i costi, spesso arriva all’irrealizzabilità delle opere stesse e comunque danneggia gravemente i lavoratori. A Firenze abbiamo visto cantieri per la maggior parte del tempo semideserti, ma con costi vertiginosi: a fronte di lavori eseguiti per circa 300 milioni si registrano richieste di extracosti per 500 milioni. Con 800 milioni di euro ben investiti quanti posti di lavoro si sarebbero creati?
Noi crediamo che il settore dell’edilizia potrebbe avere un validissimo futuro se solo si decidesse di uscire dal mercimonio tra grandi imprese parassitarie, politica consenziente e si investisse nella manutenzione del territorio fragilissimo del nostro paese, nel recupero del patrimonio edilizio esistente soprattutto per fini sociali (e non speculativi come ben vediamo a Firenze), nella conservazione di un patrimonio artistico e architettonico unico al mondo che ha come oggetto solo la privatizzazione e la svendita.
Da tempo siamo arrivati alla convinzione che solo una grande alleanza tra lavoratori delle infrastrutture e cittadini può scongiurare quello cui assistiamo in fatto di sprechi, corruzione, collusioni mafiose.
Caro Raffaele, cari amici e compagni lavoratori: noi vediamo un futuro migliore per l’edilizia e il nostro paese se mettiamo assieme le lotte per il lavoro, il salario, la difesa dell’ambiente, per servizi e infrastrutture intelligenti.
Prima o poi cammineremo accanto contro chi oggi opprime voi e noi.
Un fraterno abbraccio a tutti voi.

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