L’accordo tra il Comune di Firenze e Invimit (Investimenti immobiliari italiani), la societa’ controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, “doveva essere una operazione ventennale che portava risorse fresche” nelle casse di Palazzo Vecchio. Invece “si e’ trasformata in una svendita di parte del patrimonio immobiliare”. A dirlo sono Tommaso Grassi, capogruppo di Firenze riparte a sinistra, Miriam Amato (foto), capogruppo di Potere al popolo e Giuseppe Cazzato, inquilino delle case popolari ed esponente dei Cobas nella rsu del Comune dopo che “a fine giugno sono stati venduti 3 dei 42 appartamenti conferiti alla fine dello scorso anno dall’amministrazione nel fondo immobiliare di investimento ‘Sviluppo Italia’”, di Invimit.
“Ricostruendo la vicenda- spiegano- il Comune ha ceduto gli appartamenti al fondo con uno sconto di oltre il 13% sul valore commerciale reale, incassando solo il 30% del totale, ovvero poco piu’ di 3 milioni di euro”, visto che “probabilmente, per difficolta’ di ‘Sviluppo Italia’, i restanti 7 milioni circa dell’operazione arriveranno alla chiusura del fondo ventennale”. Non solo, Invimit “sta vendendo a prezzi stracciati facendo il lavoro sporco per conto del Comune”, tuona Grassi (foto sotto). Cosi’ “due case da oltre 70 metri quadrati ciascuna, sul piazzale Michelangelo, con qualche centinaio di metri quadrati di giardino confinanti col giardino dell’Iris, sono state vendute a poco piu’ di 230 mila euro. Oppure un appartamento da 6,5 vani in via dello Sprone, in pieno centro storico, e’ stato venduto a 336 mila euro”.
“La vendita dei tre appartamenti e’ stata fatta senza nessuna trasparenza, contravvenendo ai principi di legalita’ e di convenienza economica per il Comune: dove e’ stata la convenienza economica nel vendere 42 appartamenti con un ritorno economico di appena 3 milioni di euro?”, chiede Cazzato. Il resto dell’operazione, infatti, “rientra nella logica degli investimenti ad alto rischio, come e’ quello di ‘Sviluppo Italia’. Un fondo chiuso, con scadenza ventennale, che non garantisce ne’ il rimborso delle quote, ne’ nessun tipo di rendimento. Un fondo che, a due anni dalla costituzione, ha solo 67 milioni di euro, a fronte di un target che dovrebbe essere intorno ai 500 milioni e che quindi rischia di chiudere prima ancora di valorizzare il patrimonio”. Per Cazzato, in sostanza, “tutta questa operazione e’ stata fatta alla faccia dei senza casa”, anche perche’ per farla “sono stati trasferiti 96 inquilini in case del Comune, la maggior parte nelle case di viale Giannotti appena costruite”. Inoltre, spiegano Grassi e Amato, “le poche risorse finora incassate sono servite all’amministrazione per ridurre il debito verso le banche per circa 3 milioni di euro”. In pratica, concludono, “si e’ conferito 100 per avere 30 certi e subito e 70 incerti e forse tra vent’anni”. Per questo “sfidiamo incerti e forse tra vent’anni”. Per questo “sfidiamo l’amministrazione a dimostrarci nell’intera operazione Invimit quale sia stato il guadagno per il Comune e la collettivita’ e quali invece i costi sostenuti, diretti ed indiretti, pur di vendere”.