Sara Scimmi fu trovata senza vita sulla strada 429 a Castelfiorentino (Firenze) la notte del 9 settembre 2017 con segni di investimento senza che però oggi ci sia un responsabile riconosciuto per la sua morte.
Una ripulitura delle immagini notturne riprese dalle telecamere di videosorveglianza e grazie a tecniche di potenziamento della qualità dei video: in questo modo un team di esperti italo-americani avrebbe individuato per la prima volta un’auto che potrebbe essere coinvolta nella morte di Sara Scimmi, la ragazza trovata senza vita sulla strada 429 a Castelfiorentino (Firenze) la notte del 9 settembre 2017 con segni di investimento senza che però oggi ci sia un responsabile riconosciuto per la sua morte.
E’ quanto rende noto la famiglia, che si è affidata a un gruppo di legali e consulenti italo-americani per arrivare a identificare il modello di un veicolo forse coinvolto nell’incidente mortale. Gli avvocati Carlo Presutti Cioni e Vanessa Daini spiegano che il team “ha acquisito i video di quella tragica notte, registrati dalle telecamere di sorveglianza della zona, dove compare un’auto che potrebbe essere coinvolta nella tragica morte della ragazza, ma che fino a oggi le perizie effettuate non erano state in grado di identificare”. Secondo quanto riferito, il lavoro del gruppo italo-americano, grazie a una ripulitura dell’immagine e a perizie sul posto, sarebbe risalito al modello di veicolo coinvolto, anche esaminando i fari e rifacendo le misure.
“In attesa di poter eseguire una perizia sullo smartphone in uso a Sara Scimmi – concludono – il team sta verificando quanto fatto fino a oggi per scoprire le dinamiche di quanto realmente accaduto quella notte”.
“Quando c’è stata l’assoluzione dell’unico indagato per la morte di mia sorella Sara, dicendo che un veicolo aveva già procurato il suo investimento, i magistrati però non hanno poi cercato chi l’ha uccisa. Per questo chiediamo alla procura della Repubblica di Firenze di riaprire le indagini”. Lo afferma Giulia Scimmi, sorella di Sara commentando gli esiti degli accertamenti. “Noi abbiamo cercato tutti i periti possibili per arrivare alla verità – prosegue Giulia Scimmi – e siamo entrati in contatto con questo team a cui altre famiglie si erano rivolte in passato ottenendo dei risultati. Adesso ci forniranno una perizia da far valutare alla magistratura italiana e andrà a sommarsi alle altre con cui ormai da mesi chiediamo la riapertura del caso. Sono quattro anni che la mia famiglia affida accertamenti a esperti e non sappiamo più come fare per far riaprire il caso. Vogliamo sapere chi uccise mia sorella”.