“Situazioni come quelle emerse dai fatti denunciati – prosegue Assoconciatori – possono esistere solamente se ci sono imprenditori che danno lavoro a queste aziende: se ne servono per ridurre i costi ed è una vergogna perché creano danni alle imprese che operano nel rispetto delle regole. Condanniamo non solo questi episodi, ma anche il comportamento di questi imprenditori e si impegna a trovare il sistema per escludere le loro aziende dai servizi consortili”.
L’Associazione Conciatori “esprime vicinanza ai lavoratori che sono stati oggetto degli
atti di violenza ed è pienamente disponibile a collaborare con loro, con i rappresentanti dei lavoratori, delle istituzioni e di tutte le categorie di imprenditori del distretto per emarginare qualsiasi forma di violenza e di mancato rispetto delle regole e della legalità”.
La denuncia della CGIL che ha raccolto le testimonianze dei lavoratori. I fatti sarebbero accaduti una settimana fa
“Ci è capitato troppe volte, purtroppo, di leggere di episodi di violenza o caporalato, ma sembra quasi impossibile che accadano anche vicino a noi, in un territorio che siamo abituati a pensare civile e moderno. Il Distretto del Cuoio si caratterizza per operosità, capacità imprenditoriale, qualità delle produzioni e del lavoro, non è ammissibile che si verifichino fatti come quelli che ci hanno descritto nelle ultime ore: ragazzi pestati furiosamente perché chiedevano rispetto e dignità. Faccio mio e rilancio con convinzione l’appello dei Sindaci di Santa Croce e Castelfranco: solidarietà agli operai e ferma condanna rispetto a quanto avvenuto”. Così Alessandra Nardini, Consigliera Regionale, commentando la notizia del pestaggio dei giovani senegalesi avvenuto nei giorni scorsi a Santa Croce sull’Arno. “Chi soffia sul vento dell’intolleranza e della paura vorrebbe farci credere che la causa della crisi economica e sociale che stiamo attraversando siano gli immigrati – prosegue Nardini –, invece sono proprio questi comportamenti incivili, come anche quello riportato stamani sulla cronoca locale del proprietario del peschereccio livornese che ha costretto un ragazzo a buttarsi in mare perché a suo servizio senza contratto né assicurazione, che dovremmo condannare tutti insieme, non discriminare chi cerca una vita migliore, o semplicemente una vita degna di questo nome”.