Una grande famiglia fiorentina sarebbe pronta a comprare il castello di Sammezzano, per salvarlo dall’abbandono e renderlo anche visitabile al pubblico. La notizia inattesa è stata diffusa ieri mattina dal comitato Save Sammezzano.
Audio: servizio di Viola Giacalone
«Siamo entusiasti di annunciarvi che è stata presentata ufficialmente una proposta di concordato per l’acquisto del Castello di Sammezzano». «Ci risulta che questa proposta sia stata avanzata da una solida società che fa capo ad una famiglia imprenditoriale fiorentina che opera a livello internazionale e sarà valutata a breve dal curatore fallimentare — prosegue Save Sammezzano — La speranza è che questa iniziativa possa rappresentare la tanto attesa svolta per la salvaguardia e il rilancio di questo gioiello architettonico che ha visto negli anni tanti tentativi arenarsi». Il comitato si augura così che si tratti davvero della «volta buona».
La struttura, che Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona dal 1853 volle trasformare in un esperimento che riunisse gli stili architettonici di tutte le culture del mondo, in particolare quella è orientale e moresca, è chiusa dal 1990 ed è passata attraverso molti tentativi di rilancio, falliti. Ora il castello, che è in mano a un curatore fallimentare, potrebbe andare all’asta, ma potrebbe essere assegnato anche attraverso una trattativa privata se dovesse arrivare un’offerta adeguata. Con una stima di vendita probabilmente non inferiore ai 15 milioni di euro.
il portavoce di Save Sammezzano, Francesco Esposito, spiega che l’offerta sarebbe stata già presentata al curatore fallimentare, l’avvocato romano Luca Gratteri. E che a farsi avanti sarebbe stata «una grande famiglia fiorentina di cui non posso fare il nome, che ha capitale a disposizione e che da sempre ha dimostrato un grande impegno nel mondo del no profit». Esposito aggiunge che l’offerta prevede lo sfruttamento economico di una parte della proprietà, ma anche «il mantenimento di una funzione pubblica nella parte monumentale del castello», vale a dire la possibilità del pubblico di visitare almeno la parte principale delle 365 stanze.
Starà ora al curatore fallimentare decidere sulla congruità della proposta. E, solo in una fase successiva, al Tribunale di Arezzo spetterebbe di ratificare l’eventuale accordo.