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CGIL: Ripartenza? Confrontiamoci sul come

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Dalida Angelini, segretaria CGIL Toscana:  “Non potrà esserci una contrapposizione tra salute e lavoro. Per quanto ci riguarda noi non solo siamo pronti a questo confronto ma lo riteniamo decisivo per contenere i danni sociali ed economici che il covid-19 ci ha creato”.

“Ho letto con piacere che i provvedimenti di distanziamento sociale disposti dal governo hanno salvato già 38.000 vite umane. Non abbiamo fatto sacrifici per niente, motivo sufficiente per continuare a farne finché sarà necessario. Bene ha fatto il governo a prendere le proprie decisioni sulla base delle risultanze scientifiche non ascoltando, quasi sempre, i desiderata dei portatori di interessi personali o di gruppo, sia in ambito politico che economico. La situazione è lontana dall’essere risolta e desta grandi preoccupazioni” dichiara la segretaria della CGIL regionale Toscana.

Che aggiunge: “oggi da più parti si sollecita una ripresa “rapida delle attività economiche, come se ci fosse qualcuno più avveduto e responsabile di altri. Tutti siamo consapevoli che mascherine, sale di rianimazione, e ammortizzatori sociali non sono gratis, ma che hanno un costo, finanziato da un debito a lungo termine, ma un debito che andrà onorato. Ma c’è un’emergenza sanitaria che produce una emergenza economica e sociale e dobbiamo affrontarle entrambe e contestualmente se non vogliamo essere travolti. Il tema della ripresa non riguarda solo una parte, ma riguarda tutti, sistema delle imprese, sindacati, istituzioni. Questa è una guerra che si può e dobbiamo vincere ma lo si può fare se insieme scegliamo la strada da intraprendere.Si vince o si perde tutti insieme, incontriamoci, confrontiamoci, litighiamo se è necessario, ma tutto in assoluta trasparenza, ancor più in questa fase in cui dovremo affrontare il tema della ripartenza”.

“Sono convinta -conclude Angelini- che è necessario pensare fin da subito a come ripartire, a come rimettere in moto la macchina produttiva, ma certo non potrà esserci una contrapposizione tra salute e lavoro. La domanda corretta da porci è come non quando. Il quando lo decideranno le autorità scientifiche a cui ragionevolmente ci siamo affidati. Noi dobbiamo fin da subito utilizzare questo tempo per discutere sul come. Presumo che ripartire non sarà come spengere e accendere un interruttore. La ripresa sarà progressiva, non tanto nei settori, ma in particolare andrà valutata sito produttivo per sito produttivo in riferimento alle garanzie di tutela della salute che le singole imprese saranno in grado di realizzare.

Penso che molte cose dovranno cambiare, dovremo convivere per un tempo purtroppo ancora lungo con le precauzioni che abbiamo conosciuto, sia comportamentali che di protezione individuale. Il come sarà decisivo se non si vuole che l’epidemia torni a crescere subito dopo averla vista scendere. Tutti ci auguriamo che questo avvenga prima possibile, ma un augurio non è una scelta. Se lo facciamo senza la necessaria accortezza i danni che produrremo saranno enormi. Presumo che alcune lavorazioni ripartiranno a singhiozzo, dovremo essere pronti a negoziare una diversa organizzazione del lavoro, orari, tempi, carichi, che tengano insieme esigenze della produzione e il diritto alla salute. Ripartire si deve, e meglio se prima che poi, ma nessuno pensi ad un giorno ics , come un bomba liberi tutti, un rompete le righe, la ripartenza sarà scaglionata e la transizione non breve. Quando lo deciderà il governo sulla base delle risultanze scientifiche.Lo ripeto, se tutti insieme, noi , le imprese, le istituzioni, faremo bene la nostra parte favoriremo una ripresa più solida basata su responsabilità e consapevolezza. Dovremo prevedere un sistema premiante per quelle imprese che investiranno sulla salute e sul lavoro. Prima apriremo questo dibattito sul come e meglio sarà perché potrà favorire un contesto di garanzia di salubrità utile alla scienza per valutare quando la ripresa sarà possibile. Per quanto ci riguarda noi non solo siamo pronti a questo confronto ma lo riteniamo decisivo per contenere i danni sociali ed economici che il covid-19 ci ha creato”.

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