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Chat e WA: stiamo crescendo un’adolescenza ‘mostruosa’?

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Il racconto sull’infanzia e l’adolescenza rischia di essere falsato da una percezione distorta. Il vero problema è non sappiamo più fare i genitori. E scambiamo l’esempio con il controllo spasmodico.

Questa cosa delle chat dei nostri figli ci sta sfuggendo di mano. Ho sempre pensato che, al contrario di quanto si dice, oggi non stiamo poco con i nostri figli, anzi. Io, come moltissimi (quasi tutti) della mia generazione sono cresciuto letteralmente per strada. I miei genitori li vedevo la sera e se del caso nel fine settimana. Prima andava ancora ‘peggio’ (o meglio), Spesso i bambini erano allevati da nutrici, governanti, zie, amici; o, se figli delle classi meno abbienti, dovevano procacciare il sostentamento per sé e per la famiglia sin da età precocissime.

Oggi abbiamo un’attenzione smodata per il mondo dell’infanzia, probabilmente perché fare un figlio è diventato un vero e proprio ‘evento’ , vista la penuria di culle. Io credo che se avessi avuto un cellulare e la tecnologia di oggi avrei commesso gli stessi ‘errori/orrori’ che leggiamo, raccontiamo e spesso osserviamo nell’infanzia e nell’adolescenza di oggi. Forse peggiori.

Anche il bullismo c’era, era pesante, ma non si chiamava così. Io l’ho subito per anni e so di cosa parlo. Sotto certi aspetti erano esperienze ‘benedette’ perché ti forgiavano il carattere (stando, ad esempio, al racconto di Appino, gli Zen Circus non sarebbero mai esistiti e la sua vita da musicista non sarebbe mai cominciata se non avesse trovato nella musica la strada per fuggire dalle angherie e dalle violenze dei suoi coetanei). Ecco, con questo non voglio dire che dobbiamo disinteressarci dei nostri figli. Ma dobbiamo sicuramente evitare la ‘mostrificazione’ . Gli ammiccamenti sessuali, le sboronate, il linguaggio scurrile e violento, anche gli sconfinamenti nel campo orrido della politica riflessa (perché è quello che apprendono da noi adulti, mica se la inventano) sono sempre esistiti. E tutti li abbiamo praticati.

Dobbiamo tenere le antenne ritte ed intervenire quando davvero c’è un problema serio. Ma questo voyeurismo mi lascia perplesso. La volontà di controllare tutto, sapere tutto, esercitare una pressione su tutto, lo trovo sgradevole ed addirittura diseducativo. Finanche per il genitore stesso. E’ con l’esempio che li forgiamo i nostri figli: con quello che facciamo, diciamo, professiamo quotidianamente. Basta e avanza. Facciamo attenzione a noi innanzitutto, più che a loro. E lasciamo godere loro la bellezza e la tragedia di un’ età terribile e fantastica come quella della crescita.

DG

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