Dal 15 dicembre, attraverso il sito web della Galleria celebre opera di Michelangelo si racconta divulgando informazioni di tipo storico, artistico, religioso ma anche aneddoti e curiosità
Un chatbot, spiega una nota, un software automatizzato in grado di interagire con gli utenti in forma di chat, sviluppato a partire da un’idea di Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze, ricorrendo agli strumenti sviluppati da Querlo, società di New York specializzata nella produzione di applicazioni tecnologiche tramite l’intelligenza artificiale.
Grazie a questo il David “chatterà” e si metterà a nudo con i suoi ammiratori nel nuovo progetto di intelligenza artificiale della Galleria dell’Accademia di Firenze, “Chatta col David”.
Dal 15 dicembre, attraverso il sito web della Galleria, la celebre opera di Michelangelo si racconta divulgando informazioni di tipo storico, artistico, religioso ma anche aneddoti e curiosità. Si tratta dello sviluppo di uIl progetto è in linea con la volontà del ministero della Cultura che sostiene fortemente l’impegno all’utilizzo del digitale come leva per la promozione del patrimonio culturale italiano. Lo sviluppo del chatbot avviene attraverso il sistema del deep learning, che prevede un accrescimento progressivo nel corso del tempo della sua capacità di comprensione e risposta. Per la produzione dei contenuti la Galleria dell’Accademia ha avviato una collaborazione con l’Accademia di belle arti di Firenze, coinvolgendo, sia nella fase di elaborazione che di test, un gruppo di studenti del corso di Didattica per i musei e altri universitari, a cui è stato chiesto di immaginare cosa potrebbe chiedere un turista al David.
Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno dell’Associazione degli amici della Galleria dell’Accademia. “L’idea del chatbot – afferma Hollberg – nasce dalla volontà di portare questo museo nella modernità e per essere aggiornati bisogna rivolgersi ai giovani, come gli studenti universitari coinvolti nel progetto. Questa esperienza con l’intelligenza artificiale può essere considerata un primo approccio oltre che un modo giocoso per attirare l’attenzione di chi non è solito avvicinarsi all’arte”