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Chiude la Scuola Saci, licenziati 35 lavoratori

Scuola Saci

Firenze, la scuola Saci, punto di riferimento per gli studenti Usa per lo studio dell’arte, chiude l’attività in città e sono stati licenziati 35 lavoratori.

Leonardo Croatto del sindacato Flc Cgil di Firenze, a proposito della chiusura della scuola Saci dice: “Esito evitabile, in questi mesi abbiamo provato a costruire con la direzione un dialogo costruttivo ma invano, riteniamo pienamente responsabili il board e la direzione stessa della fine di una esperienza che ha arricchito culturalmente la città. Ancora una volta sollecitiamo a valutare soluzioni alternative alla chiusura”.

Insieme alle altre organizzazioni sindacali, spiega in una nota, abbiamo ricevuto la comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte di Studio Art College International Incorporated (Saci), che ha la sua unica sede operativa a Firenze.

La scuola Saci è a Firenze dal 1975 ed è punto di riferimento per gli studenti USA per quanto riguarda lo studio dell’arte. La procedura di licenziamento collettivo coinvolge 34 dipendenti più l’attuale direttore.

“Nonostante la crisi in atto, e il lungo blocco alle attività didattiche nelle quasi 50 sedi di programmi universitari statunitensi sul territorio fiorentino, Saci è l’unica struttura che fin dall’inizio della crisi ha dimostrato di non avere né le risorse economiche, né le risorse progettuali per superare questa lunga interruzione – prosegue Croatto – Come organizzazione sindacale, insieme alle rappresentanze sindacali aziendali e ai lavoratori abbiamo provato, in questi mesi, a costruire con la direzione un dialogo costruttivo volto a traghettare l’istituto oltre la crisi, ma il confronto è sempre stato problematico”.

“Nei molteplici incontri avuti in questi mesi con la direzione – aggiunge – è sempre mancata qualsiasi progettualità, abbiamo anzi dovuto assistere alla lenta agonia dell’istituto, incapace, a partire dal board fino alla direzione fiorentina, di immaginarsi proiettato nel futuro. Nonostante la disponibilità dei lavoratori, il board e la direzione hanno semplicemente lasciato scorrere il tempo senza prendere alcuna decisione, restando passivi spettatori anziché soggetti attivi, nonostante i ripetuti appelli dei lavoratori e i tentativi di proporre delle soluzioni. Siamo convinti che quest’esito potesse essere evitato, e riteniamo pienamente responsabili il board e la direzione della fine di una esperienza che ha arricchito culturalmente la città, per questo motivo ancora una volta sollecitiamo il board e la direzione a valutare soluzioni alternative alla chiusura”.

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