Un convegno dedicato alla rete regionale del Codice Rosa, cioè a quel percorso di accesso speciale ai pronto soccorso che viene dedicato alle vittime di violenze ed abusi, in particolare donne e bambini, ma anche anziani e persone oggetto di crimini d’odio. L’iniziativa è andata in scena oggi all’auditorium di Sant’Apollonia a Firenze ed ha visto la presenza di medici, infermiere e infermieri, ostetriche, psicologhe e psicologi, educatori, assistenti sociali e responsabili delle direzioni sanitarie per scambiarsi buone pratiche e migliorarsi laddove possibile.
L’evento si è svolto sia in presenza che da remoto ed è servito a condividere le esperienze vissute nelle diverse aziende sanitarie a sostegno e protezione delle vittime. E’ la terza convention sul tema del Codice Rosa: la prima era stata nel 2020, in piena pandemia, ma si era svolta sotto forma di webinar, come anche la seconda. Grande soddisfazione degli organizzatori, quindi, nel ritrovarsi per la prima volta faccia a faccia.
l progetto del Codice Rosa è considerato una sorta di eccellenza ed è oggi radicato in tutti i pronto soccorso toscani, ma la sua nascita avviene nel 2010 nell’Asl di Grosseto come esperienza pilota. L’allargamento a tutta la Regione avviene nel 2011, quando arriva la firma di un’intesa con la Procura generale della Repubblica di Firenze. Quindi all’inizio del 2014 si completa la diffusione della sperimentazione in tutte le aziende sanitarie della regione.
A dicembre 2016 siamo ufficialmente alla nascita di una rete. Un progetto sanitario diventato nel tempo socio-sanitario, per costruire percorsi che coinvolgano più professionalità ed adeguati alla tipologia delle vittime. Alcuni numeri: si calcola che dal 2012 siano stati 22 mila gli accessi nei pronto soccorso. “Si tratta di un progetto che evidenza la volontà di una forte integrazione tra le politiche sanitarie e sociali – spiega l’assessore al diritto della salute della Toscana, Simone Bezzini, intervenuto al convegno in videoconferenza – Alla domanda complessa di salute si somma infatti la domanda di tutela delle persone che ad essa si rivolgono”.