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Come se non bastasse arriva la Variante Californiana

I ricercatori della California lanciano l’allarme su una variante californiana del COVID-19, avvertendo che dai primi studi risulterebbe che potrebbe essere più letale, più trasmissibile e più resistente ai vaccini delle varianti fin qui studiate.

La variante californiana nota come B.1.427 / B.1.429 o CAL.20C, è stata scoperta da due team di ricerca separati all’inizio di quest’anno, mentre al momento gli studi sono ancora nelle fasi iniziali e devono ancora essere pubblicati, gli scienziati che la stanno esaminando  affermano che questa variante del Covid non deve essere ignorata.

Secondo il dottor Charles Chiu, ricercatore in malattie infettive e medico presso l’Università della California, San Francisco (UCSF), che sta conducendo un’analisi della nuova variante, questo ceppo del virus circolerebbe in California già dal maggio 2020.

La ricerca di Chiu dovrebbe essere pubblicata entro questa settimana su MedRxiv, un sito web che funge da piattaforma per condividere la ricerca prima della pubblicazione ufficiale. Quella del dottor Chiu non è però l’unica ricerca sulla variante californiana, alla fine del mese scorso infatti, è stata condivisa un’analisi dai ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles.

Quello che al momento si sa della variante californiana, è che presenta molteplici mutazioni, comprese alcune sulla sua proteina spike, che è la parte del virus che si lega alle cellule in modo che possa infettarle. Una di queste mutazioni sembra stabilizzare l’interazione tra la proteina spike e il recettore che utilizza per legarsi alle cellule umane, il che lo renderebbe più efficiente nell’infettare le persone.

Ma in totale, sono quattro le mutazioni che sono state osservate in questo ceppo. Le mutazioni in un virus sono normali; potrebbero non avere alcun impatto sull’agente patogeno o addirittura ridurne i poteri. Ma le modifiche alla proteina spike sono più preoccupanti per gli scienziati. Tre delle quattro mutazioni mai viste prima su questo ceppo californiano coinvolgono la proteina spike e, sebbene le esatte implicazioni di quelle mutazioni non siano ancora note con certezza, stanno sicuramente suscitando forti preoccupazioni.

“Sono abbastanza convinto che questo sia un ceppo più infettivo del virus”, ha detto il mese scorso al New York Times Eric Vail, direttore della patologia molecolare presso Cedars-Sinai.

I risultati preliminari del team Cedars-Sinai mostrano che mentre la variante californiana era quasi inesistente a ottobre, a dicembre rappresentava il 36,4% dei campioni di virus dei pazienti del Cedars-Sinai, ed il 24% di tutti i campioni della California meridionale.

Anche i risultati del team UCSF sono allarmanti. La loro ricerca preliminare ha analizzato 2.172 campioni di virus raccolti tra quelle date in 44 contee della California ed ha scoperto che la prevalenza del ceppo nello stato è passata dallo 0% a settembre a oltre il 50% a gennaio.

Ci sono più motivi per credere che possa essere più contagioso di altre varianti. I ricercatori dell’UCSF hanno scoperto che le persone infettate da questo ceppo trasportano nel naso circa la doppia quantità di virus rispetto a quelle che sono state infettate dai ceppi precedenti, il che consentirebbe loro di infettare più facilmente altri individui.

Per quanto riguarda la resistenza della variante californiana ai vaccini esistenti, le prime analisi suggeriscono che la mutazione potrebbe in qualche misura influenzarne l’efficacia.

Dalle ricerche della UCFS risulterebbe infatti, che questa variante è quattro volte più impermeabile, del ceppo COVID originale, all’impatto degli anticorpi, nelle persone che si sono riprese dal coronavirus. La ricerca ha anche mostrato che la variante è due volte più impermeabile agli anticorpi nelle persone che sono state vaccinate con i vaccini Pfizer o Moderna. Questi numeri sono “moderati ma significativi”, hanno osservato i ricercatori UCSF.

Finora questa varietà si è diffusa solo in California, ma è stata osservata altrove. Il New York Times ha riferito, questa settimana, che ora è stato rilevata in 45 stati e in diversi luoghi al di fuori degli Stati Uniti, tra cui Australia, Danimarca, Messico e Taiwan.