Sviluppo dei centri commerciali naturali, un ruolo attivo della Regione nell’apertura delle grandi strutture di vendita, una disciplina per i temporary store, e novità per gli impianti di distribuzione di carburanti, le principali manovre riguardanti il codice del commercio.
Lo prevede una proposta di legge approvata dalla Giunta toscana, che passerà all’esame del Consiglio, per sostituire l’attuale Codice regionale del commercio, risalente al 2005 e già più volte modificato negli anni precedenti.
Oltre alle modifiche che scaturiscono dagli obblighi di recepimento di norme statali, la nuova legge pone una grande attenzione ai temi della qualificazione delle aree urbane e di quelle di pregio. Nella nuova legge viene inoltre disciplinata l’attività temporanea di vendita in occasione di manifestazioni e spettacoli.
Per quanto riguarda gli impianti di distribuzione di carburanti, saranno obbligati a dotarsi di infrastrutture per la distribuzione di gas naturale e di ricarica elettrica. “E’ un’importante delibera”, ha affermato il governatore Enrico Rossi in un briefing con la stampa, “che a mio parere chiude un ciclo iperliberista contro cui noi ci siamo posti, voluto dai governi nazionali da Monti in poi, della totale liberalizzazione del rilascio delle licenze, soprattutto della grande distribuzione”.
“Il testo del Codice sul commercio approvato oggi dalla giunta regionale ristabilisce le regole della competizione nel mercato”: è l’opinione dei presidenti di Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana, Anna Lapini e Nico Gronchi, che sostengono di condividere molti punti della proposta di legge che passa ora al vaglio del Consiglio regionale.
A riscuotere il maggior gradimento da parte delle due associazioni di categoria i limiti all’organizzazione delle sagre, e la reintroduzione della Conferenza dei servizi per autorizzare le grandi strutture di vendita, così come per il legame tra permesso a costruire e autorizzazione alla vendita.
Punto critico, affermano Confcommercio e Confesercenti, è invece l’assenza del limite dei 15mila metri quadrati di superficie commerciale previsto ora per le grandi strutture di vendita. “Una decisione che sconfessa le linee guida che fino ad oggi avevano orientato lo sviluppo della grande distribuzione in Toscana”, lamentano Lapini e Gronchi, secondo cui “se si approvasse la norma di fatto si aprirebbe la strada a strutture commerciali immense, veri e propri ‘mostri’ di dimensione spropositata per il territorio toscano.