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Commisso e nuovo stadio “Siamo ostaggio della politica”

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Commisso e nuovo stadio "Siamo ostaggio della politica"
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Commisso, “Siamo ostaggio del sistema e della politica italiana, spero che tutti i politici si mettano in testa che la Fiorentina è un asse importantissimo per la città e va rispettato come si rispettano altre cose”. Lo ha detto Rocco Commisso nel corso di una conferenza stampa oggi al Franchi.

“Ho molto rispetto per il sindaco Nardella e tutti i politici ma la burocrazia sta rovinando l’Italia e il Franchi, per me, non è un monumento all’altezza di questa città”. Le parole di Rocco Commisso sul caso sempre più spinoso dello stadio di Firenze dopo il ‘no’ della Commissione Europea ai 55 milioni di finanziamento per il progetto di ristrutturazione. Dal suo arrivo alla Fiorentina, estate 2019, il magnate italo-americano ha cercato di costruire un impianto di proprietà o intervenire sul Franchi, senza riuscirci, di qui la sua amarezza. “Resto ottimista sul progetto di restyling perché 55 milioni non sono una cifra insormontabile e perché Nardella non lascerà senza aver raggiunto il traguardo. Però io non metterò un euro, non lo farò neanche senza il vincolo delle curve – ha detto il patron viola -. Il Franchi è del Comune e io da mesi attendo risposte: dove giocherà la squadra, quanto costerà l’affitto, quando durerà la concessione, come saranno gestiti gli spazi commerciali. Abbiamo visto impianti bellissimi in Turchia e in Polonia. Perché la Fiorentina non può averne uno così? C’è bisogno di rivoluzionare”. “Io resto disponibile a realizzare uno stadio alle mie condizioni e non considero chiusa questa storia ma ad ora lo stadio è il primo grande fallimento della mia vita, pensavo di poter fare qualcosa invece…. Siamo ostaggio del sistema come si vede anche a Roma, a Milano e non solo, in qualche modo la politica vuole sempre controllare, incluso nel nostro caso il futuro della Fiorentina. In America non è così”. Nel conferenza oggi allo stadio sono state ricordate le diverse ipotesi intercorse in questi anni, dal progetto di Casamonti il 29 agosto 2019 per il restyling dello stesso Franchi (150 milioni totalmente a carico di Commisso) mantenendo le scale elicoidali e la torre di Maratona e abbattendo le curve (“Perchè Renzi non lo ha proposto 4 anni fa? – ha ironizzato il presidente viola -. Il grande errore è stato quando l’allora soprintendente Pessina disse no al progetto Casamonti”), all’eventuale cessione dell’area Mercafir con bando pubblico previsto a gennaio 2020, dall’opzione di 35 ettari a Campi Bisenzio per costruirvi un nuovo impianto in tre anni e un investimento da 100 milioni (ipotesi poi accantonata “per il no della Città Metropolitana e l’assenza delle infrastrutture”) fino a quella, pure essa naufragata, dello stadio d’atletica Ridolfi. “Oggi – è intervenuto il dg, Joe Barone – siamo punto a capo, però non si può buttare tutto a mare anche se la Fiorentina entro un anno dovrà andare a giocare altrove e non si sa nulla se non che ci saranno gravi perdite… Si parla dello stadio del rugby ma chi s’accolla le spese? Questa è una società modello e una proprietà molto seria che ha investito finora 450 milioni, non può essere ostaggio né giocattolo della politica”. Alla domanda se si sia sentito preso in giro, Commisso ha risposto: “Voglio rimanere rispettoso verso chi è stato eletto dai fiorentini ma farò come mi ha sempre detto mio padre: una cosa alla volta secondo le possibilità e l’utilità di Firenze. Abbiamo dimostrato quanto siamo disponibili a investire, solo sul Viola Park sono stati spesi 143 milioni. Quando sarà inaugurato? Non domani – ha sorriso – lo aprirò quando sarà tutto a posto. Comunque la prima squadra farà il ritiro estivo lì. E intanto voglio ribadire che la Fiorentina non è in vendita. Sarò io a decidere. Ma non sarà presto. Quindi si dovrà ancora lottare con me”.