Dopo che 1.400 imprese del commercio sono andate perse nel 2020, oggi in Toscana 7.500 aziende ‘zombie’ del terziario, che sopravvivono solo grazie ai ristori, sono a un passo dalla fine, e dopo il previsto stop di marzo al blocco dei licenziamenti un dipendente su cinque rischia di perdere il lavoro. Lo afferma l’ultima indagine semestrale condotta da Format Research per Confcommercio Toscana, che registra un crollo dei ricavi con un -60% per turismo e pubblici esercizi.
“A meno di un miracolo – ammette in una nota il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni – alla fine di quest’anno potremmo vedere una contrazione ancora più forte del tessuto imprenditoriale toscano. In questo momento l’unico settore vitale è quello dei servizi, innovativi in particolare, cresciuti in Toscana di 522 unità nel 2020. Per il resto è crisi nera: la ricezione turistica segna un -67% nei ricavi, la ristorazione -60%, il dettaglio non alimentare -41. Se non fossero arrivati neppure i ristori, per quanto pochi, il terziario toscano nel post-lockdown avrebbe perso almeno 20mila aziende”.
L’andamento negativo, per Format Research, è determinato dal crollo dei consumi in regione registrato nel 2020: 12,2 miliardi in meno, meno 13,8% rispetto al 2019. Ma anche chiudere è difficile, spiega la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini:
“Richiede una liquidità immediata – spiega – che ora è merce preziosa, per saldare i debiti con banche e fornitori, pagare i Tfr ai dipendenti, sistemare ogni passaggio burocratico”.
Dal report dell’indagine:
Il giudizio delle imprese del terziario della Toscana circa le misure anti-COVID
adottate dal Governo centrale è divisivo per quel che riguarda la gestione
sanitaria, ma fortemente negativo per quella economica.
A peggiorare il giudizio sulla gestione economica della crisi interviene il sentimento
negativo sulle chiusure imposte alla fine del 2020: il 59% delle imprese le ha
ritenute «eccessive» (oltre tre su quattro presso il turismo). In generale, l’azione del Governo Regionale è giudicata più soddisfacente
rispetto a quella centrale.
adottate dal Governo centrale è divisivo per quel che riguarda la gestione
sanitaria, ma fortemente negativo per quella economica.
A peggiorare il giudizio sulla gestione economica della crisi interviene il sentimento
negativo sulle chiusure imposte alla fine del 2020: il 59% delle imprese le ha
ritenute «eccessive» (oltre tre su quattro presso il turismo). In generale, l’azione del Governo Regionale è giudicata più soddisfacente
rispetto a quella centrale.