“Il Consorzio di bonifica Toscana nord si costituisce parte civile nel processo Keu, relativo all’inchiesta sullo smaltimento illecito dei fanghi prodotti dalla concia delle pelli”. Lo comunica lo stesso consorzio. Oggi a Firenze si apre l’udienza preliminare.
“Un dovere morale prima di tutto – sottolinea in una nota il presidente dell’Ente consortile, Ismaele Ridolfi – e un atto dovuto nei confronti dei cittadini che non possono e non devono in alcun modo pagare gli eventuali danni procurati all’ambiente e alla collettività a causa di eventuali condotte illecite perpetrate da chi dovesse essere giudicato colpevole e condannato”. La costituzione di parte civile dell’Ente è stata affidata all’avvocata Diana Tazzini, del Foro di Lucca, legale interno del Consorzio di bonifica. Per Ridolfi, “con riferimento alla richiesta di rinvio a giudizio emessa dal pubblico ministero procedente sembrano palesarsi danni diretti e indiretti per il Consorzio, proprio nell’area che fa riferimento al reticolo di Pioppogatto. Per esempio, abbiamo dovuto sostituire la pompa dell’impianto idrovoro di Pioppogatto che, a seguito di verifica tecnica, risultava essere consumata in maniera eccessiva e in tempi troppo stretti rispetto a situazioni analoghe. Tale intervento sembra essere attribuibile alla presenza di elevati livelli di cloruri nelle acque divenute per questo molto corrosive”. Secondo gli uffici tecnici e legali del Consorzio di bonifica sembra quindi essere fondata la correlazione tra la discarica abusiva individuata nel terreno limitrofo all’impianto idrovoro del Pioppogatto, indicata proprio fra i capi di imputazione del processo, con il danno subito. “E’ inoltre ipotizzabile – osserva ancora Ridolfi – che a causa dell’inquinamento l’Ente consortile si potrebbe trovare ad affrontare in futuro un aumento dei costi relativi alla manutenzione dei luoghi, ordinaria e straordinaria, oltre alla possibilità di un incremento di spesa per le dotazioni di protezione individuale per i dipendenti che lavoreranno sul posto, a causa dell’inquinamento presente. Per il consorzio potrebbero configurarsi danni alla propria immagine dall’accertamento della condotta illecita in sede processuale”.