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Coronavirus: quando le regole ci sono ma fare “di testa nostra” (sbagliando), ci piace di più

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Coronavirus, quando l’informazione svolge il suo ruolo di servizio e strumento di aiuto per affrontare l’emergenza condividendo e diffondendo le notizie utili e le regole da adottare varate dalla Regione, ma l’utente continua a ‘fare di testa sua’ in barba alla tutela della collettività. E’ il caso dei numerosi episodi anche in Toscana di cittadini che presentando sintomi influenzali affini al Covid-19 si sono rivolti ai pronto soccorso mettendo a rischio gli altri e costringendo alla sanificazione di spazi fondamentali per le emergenze e in quarantena operatori preziosi in questa situazione di allerta.

‘Attieniti alle misure di prevenzione disposte dal nostro decalogo‘ recita uno spot della Regione Toscana in cui si ricorda anche il numero verde per l’emergenza Coronavirus: l’800556060. Eppure a Pontremoli come a Prato, a Livorno come in Valdichiana continuano ad arrivare notizie di persone che presentando sintomi febbrili o difficoltà respiratoria si recano autonomamente ai pronto soccorso e di conseguenza le varie Asl continuano a segnalarci chiusure precauzionali per necessarie sanificazioni e quarantene per personale e pazienti soggetti a potenziale contagio.

Come mai non passa il messaggio, l’appello, la regola numero 7 del decalogo regionale? (‘Se hai febbre, raffreddore o tosse NON recarti al Pronto Soccorso, in ospedale o in strutture ambulatoriali, contatta il tuo medico’)

E’ così difficile rispettare una norma di buon senso e rispetto civico? Avendo numeri verdi, quelli delle Asl territoriali, la reperibilità straordinarie dei medici di famiglia e 36 tende di pre-triage nei piazzali degli ospedali per filtrare i casi Covid 19…  perché scegliere di aumentare i rischi per la collettività, di non raccogliere l’appello del commissario Borrelli a preservare i medici? Ci sentiamo più forti? Ce ne freghiamo? Pensiamo solo al nostro? Crediamo che quello che ci viene detto non sia necessario? La paura sovrasta tutto?

Facciamocele queste domande, ora, anche senza avere sintomi, per capire cosa faremmo in quel preciso momento. E soprattutto cosa dovremmo fare per un corretto e responsabile comportamento senza addurre difficoltà/giustificazioni preventive (e se il numero non risponde, se il medico è occupato, se dal cellulare non prende, se mi rispondono che non ho niente). La priorità è seguire un iter rigoroso e regolamentato, per noi e per gli altri. Qualora qualcosa non funzionasse lo denunceremmo, lo faremmo presente, ma non rechiamoci in autonomia al pronto soccorso.

Mentre dopo lo Spallanzani arriva il plauso anche della prefettura di Prato al comportamento della comunità cinese che con la misura dell’auto-isolamento dei rientrati dalla Cina “ha contribuito notevolmente alla riduzione del rischio di diffusione del virus, dando dimostrazione di sensibilità e rispetto della realtà locale”, non vorremmo dare altre notizie di persone che si spostano senza contezza di quello che fanno o che non usano i canali indicati per segnalare la loro situazione di salute. Siamo tutti coinvolti nel tenere in salute il sistema sanitario e nessuno deve dimenticarselo.

 

Chiara Brilli

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