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Coronavirus: test per screening di massa all’Isola del Giglio

Test sierologici

Lo studio – scrivono i promotori – si propone di testare se una popolazione opportunisticamente isolata’, è apparentemente resistente alla diffusione del Covid 19 durante la presente fase di pandemia, ma anche la presenza sierica di Igg e Igm specifiche verso il repertorio antigenico del virus che possa spiegare la relativa resistenza collettiva all’infezione virale.

Uno screening di massa alla popolazione di Isola del Giglio (Grosseto) tramite il test
sierologico. E’ quello che sta per autorizzare il comitato etico dell’istituto Spallanzani di Roma in merito all’infezione da Covid-19.
Lo studio – scrivono i promotori – si propone di testare se una popolazione opportunisticamente isolata’, è apparentemente resistente alla diffusione del Covid 19 durante la presente fase di pandemia, ma anche la presenza sierica di Igg e Igm
specifiche verso il repertorio antigenico del virus che possa spiegare la relativa resistenza collettiva all’infezione virale.
L’obiettivo principale sarebbe quello di caratterizzare sia il profilo immunitario sia dei potenziali soggetti positivi al test e sia quello dei soggetti negativi, spiega una nota del Comune del Giglio. Tutti i cittadini dell’Isola del Giglio, se esprimeranno il consenso informato, avranno dunque la possibilità di essere sottoposti al test sierologico. I test
verranno effettuati nei tre centri abitati dell’isola.

Lo studio è condotto da Paola Cornelia Maria Muti, docente dell’Università di Milano, come
spiega la Regione Toscana a cui è stata fatta la richiesta della dotazione dei kit sierologici ai fini dello studio. Direzione sanitaria regionale, Presidenza della Regione Toscana,
assessorato alla salute e Asl sud est l’hanno accolta inviando 1500 kit sull’isola, considerando il progetto, si spiega, “di estremo interesse anche alla luce delle indagini epidemiologiche in corso in Toscana”.

La Regione ricorda anche di aver già disposto una campagna di screening sierologico in ambito sanitario, sociosanitario e nell’ambito delle filiere essenziali più esposte al pubblico:
l’indagine riguarderà 400.000 persone. Alla prima parte dello screening hanno già preso parte 51.000 operatori sanitari, “con risultati molto incoraggianti” si sottolinea: l’esito positivo al test sierologico è stato pari al 2,2% di casi sui quali poi il tampone molecolare ha dato la conferma per un 1,1%.

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