Firenze rende omaggio a Corso Salani, una serata per offrire a tutti l’opportunità di conoscere il suo cinema, undici anni dopo la sua scomparsa. Appuntamento martedì 19 ottobre al Cinema Stensen alle ore 20.30.
All’evento, dal titolo “Tracce di Corso Salani”, interverranno, oltre ai parenti e agli amici, Gregorio Paonessa, produttore cinematografico di Vivo film e Monica Rametta, storica sceneggiatrice di molti film di Salani. Nel corso della serata saranno proiettati due suoi lavori: il corto Tracce e il lungometraggio Mirna, suo ultimo film.
In podcast l’intervista a Michele Crocchiola, direttore del Cinema Stensen, a cura di Gimmy Tranquillo
Tracce si basa su film di famiglia girati in super8. Il regista va alla riscoperta del passato e della ricerca delle proprie origini. Le immagini amatoriali sono girate dal padre dell’autore e selezionate successivamente dal figlio. Mirna è invece un road movie che ha per protagonista una ragazza argentina che lascia Buenos Aires, città per lei troppo grande e complicata, alla ricerca di un posto che le sia congeniale, un luogo dove poter vivere, da qualche parte sulle Ande.
Autore indipendente dotato di grande sensibilità , tra i più originali del panorama italiano, con la sua macchina da presa indagava l’animo umano e la realtà circostante intrecciando spesso riferimenti autobiografici. La donna ha avuto un’importanza centrale nel suo cinema. La figura femminile, per lui, ha sempre rappresentato uno degli aspetti tematici della sua filmografia.
Corso Salani era un mio carissimo amico, ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’70, lui era ancora al Liceo Galileo ed io invece già all’università , insieme vivemmo l’epopea fiorentina degli anni ’80, per arrotondare le nostre entrate da studenti, facevamo il servizio d’ordine ai concerti e spesso facevamo anche facchinaggio, scaricando e caricando strumenti, luci ed amplificazione delle bands prima e dopo i concerti. In quegli anni ci siamo divisi tutto, come si dice in calabrese: “anche le mutande”.
Quando partii per la California, la sera prima lo chiamai: “Domani mattina parto… mi porteresti all’aeroporto?”, era già tardi ma Corso rispose senza esitare: “Non perderei l’occasione di essere io ad accompagnarti all’aeroporto per tutto l’oro del mondo”, mi commossi al telefono e mi commossi ancora il giorno dopo quando mi abbracciò salutandomi all’aeroporto.
Quando tornai a Firenze dopo vent’anni, il caso volle che Corso fosse in città , lo chiamai e andammo a pranzo in un ristorante, che bellezza un paio d’ore di ricordi e di storie nuove, il calore di un amico ritrovato dopo vent’anni ed i progetti di rivedersi e di fare cose insieme.
Poi dopo poco la telefonata di un’amica, purtroppo riconoscevo quel tono di voce, era lo stesso che anni prima mi aveva annunciato la morte di Ringo, “Corso non c’è più… un malore improvviso”, sgomento, tristezza infinita, il mio amico se ne era andato senza salutare come spesso faceva alle feste degli anni ottanta che gli venivano a noia: senza dire nulla girava l’angolo più vicino e si dileguava.
Gimmy Tranquillo
Intervista a Monica Rametta, storica sceneggiatrice di molti film di Salani, a cura di Raffaele Palumbo.