Sab 2 Nov 2024
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ToscanaCronacaCorte Usa vieta uso nome 'Uffizi' a siti non ufficiali

Corte Usa vieta uso nome ‘Uffizi’ a siti non ufficiali

Shmidt:  “una storica vittoria giudiziaria delle Gallerie degli Uffizi contro il bagarinaggio online”. Sono siti finora sfruttati per vendere biglietti del museo a prezzi maggiorati, usando indebitamente il nome Uffizi per ingannare i visitatori.

Per la prima volta in assoluto un tribunale – la Corte federale dell’Arizona – ha vietato l’utilizzo da parte di terzi dei domini uffizi.com, uffizi.net, uffizigallery.com, uffizigallery.net, uffizigallery.org e altri simili. Per il museo fiorentino si tratta di “una storica vittoria giudiziaria delle Gallerie degli Uffizi contro il bagarinaggio online”. Sono siti finora sfruttati per vendere biglietti del museo a prezzi maggiorati, usando indebitamente il nome Uffizi per ingannare i visitatori. Ora potranno essere utilizzati solo ed esclusivamente dagli Uffizi, unico titolare e presente in rete col sito ufficiale uffizi.it. “Vittoria storica non solo per Uffizi, per il Mibact e per i beni culturali, ma anche per la dignità dei cittadini onesti – commenta il direttore Eike Schmidt – Abbiamo assestato un colpo devastante contro i vampiri della Rete che per anni, come parassiti, hanno illegalmente e in malafede sfruttato il nostro patrimonio e la nostra immagine. Ma non solo: questi siti pirata infatti hanno tratto in inganno visitatori di tutto il mondo”.

Abbiamo assestato – commenta il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt – un colpo devastante contro i vampiri della Rete che per anni, come parassiti, hanno illegalmente e in malafede sfruttato il nostro patrimonio e la nostra immagine. Ma non solo: questi siti pirata infatti hanno tratto in inganno visitatori di tutto il mondo”. Non si è trattato di un contenzioso qualsiasi, spiegano dagli Uffizi: dietro il fenomeno del bagarinaggio online girano somme enormi, guadagni sottratti alla collettività che vanno a finire nelle tasche dei furbetti del web. La battaglia legale è stata tra il museo fiorentino e la società BoxNic Anstalt, che in Arizona aveva registrato numerosi domini contenenti il nome degli Uffizi. La società li ha utilizzati per anni a proprio esclusivo profitto, esercitando di fatto un’attività di secondary ticketing a danno della Galleria e della sua reputazione. Ma la Corte Federale dell’Arizona ha dichiarato il “superiore diritto del museo” italiano rispetto alla società ad usare nome, marchio e logo degli Uffizi. La corte dell’Arizona ha giudicato la società colpevole di cybersquatting (occupazione abusiva di spazio informatico), trademark infringement and dilution (violazione e sfruttamento del marchio identitario e commerciale) e unfair competition (concorrenza sleale). La sentenza ha dunque imposto a BoxNic il divieto di usare sia il nome sia il logo degli Uffizi (anche in versioni simili), nonché di autorizzare altri a farlo, obbligandola a trasferire agli Uffizi stessi, entro 15 giorni, la registrazione dei domini dei quali si era appropriata

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