â La vittoria agli Eurovision e lâascesa dei Maneskin nelle classifiche mondiali sono un segno tangibile della ripartenza italiana allâestero. E il prossimo anno il Paese ha unâoccasione imperdibileâ dice il prof. Igor Pellicciari (UniversitĂ di Urbino/Luiss), lo abbiamo intervistato
Quanto âpesaâ una vittoria canora nel rapporto tra i Paesi? E segnatamente, che significato ha la vittoria dei Maneskin allâultimo Eurovision? Domande solo apparentemente oziose, che invece nascondono molta sostanza se è vero come è vero che il âsoft powerâ culturale (e dunque anche musicale, di stile etc) è una della leadership che gli Stati si contendono anche, ma non solo , per le ricadute economiche e geostrategiche che questo comporta.
Alla domanda ha provato a rispondere il professor Igor Pellicciari, docente di relazioni internazionali allâuniversitĂ di Urbino e alla Luiss.
âĂ innegabile che negli ultimi 30 anni, dalla vittoria di Toto Cotugno nel lontano 1990, gli italiani abbiano in larga parte ignorato lâesistenza stessa di una competizione canora per nazioni europee, completamente assente dai media nazionali. Oggi che si è guadagnata (per poco) i loro titoli di apertura, la vittoria del gruppo rock romano viene trattata come notizia da sezione spettacolo\musica, alla stregua di un Festival di Sanremo oltre-confine.Senza interrogarsi su eventuali messaggi e ricadute geo-politiche collegate in generale allâevento e in particolare allâedizione di questâanno tenutasi a Rotterdamâ afferma Pellicciari.
Che su Formiche.net , scrive âA differenza di quanto avviene da noi, è un appuntamento molto seguito nei paesi che vi partecipano, non solo per motivi musicali.Ă anche unâistituzione internazionale a tutto tondo, strumento non occasionale di politica estera, osservatorio privilegiato e fonte credibile di informazioni per analisti. Fin dalla sua nascita negli anni â50, in piena Guerra Fredda, venne creata con obiettivi di proselitismo dei valori di libertĂ e svago Occidentali contrapposti al grigiore dei paesi del Patto di Varsaviaâ.
âPoichĂŠ allâEsc i Paesi âantipaticiâ vengono sempre puniti (a Rotterdam il gruppo britannico del dopo Brexit è riuscito nellâimpresa di restare a zero voti) la vittoria dei Maneskin è unâaffermazione anche dellâItalia e certifica quanto abbiamo ricordato spesso su queste pagine. Non deve sorprendere che nellâattuale Dis-ordine mondiale, con capi di Governo a difesa dei propri campionati di calcio e guerre commerciali giocate sul protezionismo turistico, anche una vittoria canora europea sia agli occhi internazionali un importante segno di ripartenza del nostro Paeseâ conclude Pellicciari
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