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Il CAFFE’ SCORRETTO 28 Ottobre 2020 – Cosa resta dell’umanità senza ‘il superfluo’?

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Il CAFFE' SCORRETTO 28 Ottobre 2020 - Cosa resta dell'umanità senza 'il superfluo'?
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La rubrica va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio. Per leggere ed ascoltare tutti i ‘caffè’ vai QUI

Possiamo metterla come ci pare ma, gira e rigira, la cultura ed il benessere fisico sono diventati nuovamente il ‘superfluo’, quello che si può togliere senza che questo nuoccia. O semplicemente perché rappresenta il male minore.  Stamattina non voglio parlare delle conseguenze economiche che questo determina: l’uno e l’altro mondo sono volani di economie e di lavoro con fatturati non secondari. Su questo speriamo possa agire ed in fretta il ‘ristoro’ promesso dal Governo;  ovvero quello che, con un bruttissimo termine, sarà girato alle aziende ed ai lavoratori per evitare che soccombano all’ennesima crisi. 

No, la riflessione che vorrei brevemente svolgere  è leggermente più alta, ed ha a che fare con la natura stessa della nostra civiltà,  che si sta allontanando a grandissime falcate dal suo fondamento classico, le cui radici hanno sempre affondato nella cultura greco romana, una delle cui architravi era il concetto di kalocagatia (bello e buono),  tradotto nel motto latino ‘mens sana in corpore sano’ .

Nutrire la mente ed allenare il corpo oggi è ‘ciò che non serve’ . Quello che si può eliminare. Per un mese, due , poi chi lo sà…. E  pace se la piena umanità secondo i latini si raggiungeva nell’otium delle lettere e della contemplazione,  mentre il puro utilitarismo strumentale  si  incarnava nella vita dello schiavo, chiamato a lavorare e basta. 

L’umanità ridotta a veicolo di produzione e trasmissione della forza lavoro, mentale o fisica: ecco quella che ci consegnano i DPCM. Tanto più se pensiamo  che, a differenza dello schiavo, ci viene preclusa oramai anche una socialità non finalizzata alla produzione,  Chiaramente sullo sfondo c’è il problema della morte e della malattia che non va banalizzato. Ma non di sola malattia si muore. E non di solo virus ci si ammala. Soprattutto se, come pare, ancora ad oggi, nessuno ci  ha saputo dire con esattezza quanti casi di covid, magari quanti casi severi, siano fuoriusciti dalle palestre e dai teatri. Mentre si continua a descrivere l’altro, il prossimo, come un nemico, o un pericolo da evitare.

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