Firenze, con un comunicato diffuso alle principali agenzie, il ‘Comitato di Firenze per il NO’ ha annunciato la sua formazione, in vista del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, indetto per il prossimo 29 marzo.
I fondatori del Comitato per il NO dicono: “La scelta negativa della riduzione dei parlamentari debba essere inquadrata in un contesto più ampio che tocca anche temi come la democrazia nei partiti, la critica del divieto di vincolo di mandato, o il regionalismo differenziato”.
Inoltre, si legge sempre nel comunicato: “La riduzione del numero dei parlamentari è una tappa significativa di un percorso di attacco al Parlamento come istituzione, che va avanti da decenni, e che mira a un rafforzamento dell’esecutivo, ai danni del legislativo e quindi della volontà popolare. Non per nulla tendevano esattamente a questo, pur per vie diverse, i due progetti di grande riforma della Costituzione, di Berlusconi prima e di Renzi poi, respinti dal voto popolare”.
Il Comitato per il NO lancia quindi “Una campagna a difesa del Parlamento come istituzione, in quanto unico organo a livello nazionale direttamente eletto dai cittadini, i cui membri devono essere scelti con una legge elettorale proporzionale con indicazione di preferenze, che li sganci dalla soggezione alle segreterie dei partiti (e dalle lobby) e garantisca quindi la selezione di una classe politica all’altezza delle esigenze del Paese. Il Comitato non ritiene intoccabile il numero dei parlamentari ma non pensa che la sua riduzione serva a restituire dignità, e funzioni, al Parlamento. Teme piuttosto che una drastica riduzione come quella proposta, in assenza di una opportuna legge elettorale, riduca la rappresentanza in maniera inaccettabile e incompatibile con la rappresentatività del corpo elettorale. È sembrata poi a tutti assolutamente pretestuosa, e risibile, la motivazione finanziaria portata a giustificazione del taglio. Il risparmio sarebbe una cifra irrisoria, pari allo 0,007 della spesa pubblica totale, e non è certo opportuno, peraltro, risparmiare sulla democrazia. Se proprio si voleva risparmiare sui costi delle Camere, é stato osservato, lo si poteva fare diminuendo gli stipendi dei parlamentari, senza toccare quindi la rappresentanza”.