Lo denuncia uno studio di ACLI: due anni fa erano quasi 80 mila i Neet (giovani che non lavorano, non studiano e non si dedicano a nessun percorso di formazione) in Toscana. Il Covid ha stravolto gli equilibri, già delicati, del marcato lavorativo
Un legame che torna ad allarmare, ancora di più dopo mesi di epidemia. “In Toscana il tasso di Neet, tra i 15 e i 34 anni, continua a crescere – spiega Giacomo Martelli, presidente regionale dei circoli Acli -. Siamo tra le prime regioni del Centro-Nord per incremento, attorno al 15%. Due anni fa erano quasi 80 mila i Neet in Toscana. Dopo una buona decrescita del recente passato, i numeri hanno ripreso a salire” dei giovani che non lavorano, non studiano e non si dedicano a nessun percorso di formazione.
Il Covid ha stravolto gli equilibri, già delicati, del marcato lavorativo: “Adesso occorre prendere in mano questo problema il prima possibile – prosegue -: è importante che la
Regione Toscana apra un tavolo e definisca un piano d’interventi. Rischiamo di aprire gli occhi dopo la pandemia e scoprire di avere un buco generazionale nella nostra forza
lavoro”.
L’emergenza dell’ultimo anno ha generato nei giovani una sfiducia ulteriore sul futuro e creato uno stallo: “C’è un preoccupante senso di attesa nei giovani, non vedono prospettive solide lungo la loro strada”.
Anche la cifra del Recovery Fund destinata alle politiche del lavoro giovanile solleva più di una perplessità: “L’Italia investirà solo l’1% dei fondi europei – prosegue Debora Baldi della presidenza regionale Acli con delega ai giovani – mentre vorremmo che fosse utilizzato per questo scopo almeno il 10% cento, ovvero 20 miliardi. Soldi finalizzati a tirocini retribuiti, bonus apprendistato, servizio civile. E al tempo stesso per sviluppare percorsi di formazione qualificanti sui nuovi mestieri, come il digitale”.
Le strade per creare opportunità sono molteplici: “Anche il reinserimento professionale è un tema cruciale. Aumentiamo le borse di studio e apriamo sportelli di orientamento”.