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Covid, Bezzini: “a metà gennaio vaccino a primi 120mila toscani”

Bezzini

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Lo ha detto Simone Bezzini, assessore alla sanità della Regione Toscana, spiegando che “la prima vaccinazione sarà intorno a metà gennaio, e il richiamo fra fine gennaio ed i primi giorni di febbraio, poi proseguiremo ulteriormente con le categorie indicate dal governo”.

“La Regione Toscana ha definito insieme al governo il numero delle persone che saranno
vaccinate” contro il Covid “nel primo step che ammonta ad oltre 120mila toscani”. Lo ha detto Simone Bezzini, assessore alla sanità della Regione Toscana, spiegando che “la prima
vaccinazione sarà intorno a metà gennaio, e il richiamo fra fine gennaio ed i primi giorni di febbraio, poi proseguiremo ulteriormente con le categorie indicate dal governo”.

Bezzini, che ha parlato a margine della presentazione di un nuovo drive-through a Sesto Fiorentino (Firenze), ha ricordato che la priorità per la somministrazione del vaccino sarà data a “operatori sanitari, socio-sanitari, ospiti delle Rsa, sistema del 118 ed operatori delle cliniche della sanità private”, e ha sottolineato che “è al lavoro uno staff di 45 persone, composte dal dipartimento regionale della sanità e di tutte le aziende sanitarie del territorio, che si riuniscono tutte le sere, che stanno già immaginando come organizzare anche concretamente la distribuzione e la somministrazione del vaccino, partendo dai 12 hub che sono stati riconosciuti nazionalmente”.

“Ci saranno anche degli hub secondari – ha sottolineato – per servire le aree più lontane dai grandi ospedali, e per consentire anche di poter raggiungere in maniera più agevole le Rsa che sono dislocate nei territori rurali e in montagna. Questo è il lavoro che stiamo facendo”.

La filiera di contrasto al Coronavirus “inizia dalla capacità di fare tamponi, capacità
che nella nostra regione tra pubblico e privato ha raggiunto livelli attorno ai 25.000 tamponi giornalieri” ha aggiunto  Bezzini,  spiegando che i tamponi fatti “oggi si sono ridotti perché c’è meno domanda da parte dei medici, che prescrivono meno richieste di tamponi perché evidentemente la pressione del contagio si è abbassata”.

Secondo Bezzini,   “dobbiamo provare a giocare anche un po’ di anticipo, non solo
aspettare che il contagio in qualche modo riproduca una richiesta di tamponi, ma anche cercare di attivare iniziative di testing. Stiamo ragionando con i Comuni, con il mondo della
scuola, con le realtà rappresentative dei luoghi di lavoro, dell’economia e così via, per vedere se riusciamo soprattutto con l’utilizzo dei tamponi rapidi a far crescere quella capacità di testing che può essere importante anche per spezzare in via
preventiva qualche catena del contagio”.

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