Gio 26 Dic 2024
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Covid può determinare importanti alterazioni della funzione neuronale cerebrale. Studio dell’ospedale Santo Stefano di Prato

Prato, sui riflessi del Covid rispetto ad eventuali danni neurologici è stato pubblicato uno studio condotto da un team di medici della Medicina nucleare e della Neurologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato, secondo cui “la funzione neuronale migliora progressivamente dalla fase acuta fino a quella cronica a 7-9 mesi dall’ infezione”.

Riportato dall’ ‘European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging’, lo studio su pazienti con sintomi neurologici da Covid durante il periodo pandemico evidenzia per la prima volta che il Covid può determinare importanti alterazioni della funzione neuronale cerebrale, in particolare nelle regioni frontali durante la fase acuta della malattia e tali alterazioni si riducono nel tempo fino quasi a scomparire a partire dal terzo mese dall’ infezione.

Oltre all’interessamento di altri apparati come quello respiratorio, riferisca la Asl Toscana Centro con una nota, “sono sempre più numerose le evidenze che il Covid possa penetrare nel sistema nervoso centrale determinando riduzioni della funzione neuronale alla base della sintomatologia neurologica osservata in questi pazienti”.

Per il team dell’ospedale di Prato, “tali sintomi possono essere severi durante la fase acuta di malattia e persistere in forma più lieve – affaticamento, ‘nebbia nel cervello’, disturbi di memoria e del sonno, ansia, depressione – anche dopo mesi dalla fase acuta (nei pazienti long-Covid)”.

“L’obiettivo della ricerca – spiega Stelvio Sestini, direttore della struttura complessa di Medicina Nucleare del Santo Stefano – è stato di capire quali sono le zone del cervello che il virus colpisce in modo preferenziale nei pazienti con infezione da SarS-CoV2 con sintomi neurologici di nuova insorgenza e come evolve nel tempo il danno neuronale dalla fase acuta alla fase cronica (circa 9 mesi), cosa mai dimostrata fino ad oggi”.

I ricercatori hanno utilizzato la tecnica di imaging bio-molecolare Tomografia ad Emissione di Positroni (Pet) in grado di fornire una fotografia tridimensionale della funzione dei neuroni cerebrali per distinguere le zone del cervello che funzionano bene da quelle che non funzionano. Inoltre, viene ancora spiegato dalla Asl Toscana Centro, “i risultati dello studio hanno dimostrato come la fase acuta dei pazienti con neuro-Covid-19 è caratterizzata da una importante e diffusa riduzione della funzione neuronale associata a gravi sintomi neurologici e che tale fase è seguita da un progressivo recupero della funzionalità cerebrale associato a miglioramento dei sintomi (in particolare della memoria e delle funzioni esecutive) a partire dal terzo mese dall’inizio dell’infezione”.