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Covid: “troppi tamponi ai bambini, senza avvertire i genitori dei rischi per la salute”

“I genitori devono essere informati su rischi del tampone per i bambini” lo dice il dott Filippo Festini, professore associato di scienze infermieristiche Generali, cliniche e pediatriche in un articolo pubblicato su Quotiodiano Sanità. Secondo Festini in generale i pediatri prescrivono troppi tamponi, spesso senza nemmeno visitare il bambino

“Negli ultimi giorni” dice il dottor Festini ” sono rimasto sconcertato dal gran numero di tamponi che vengono prescritti dai pediatri su bambini di ogni età e dal fatto che nessun genitore ha ricevuto informazioni sui rischi operativi intrinseci alle procedure del tampone rino e oro-faringeo per i bambini in quella fase dello sviluppo in cui sono oppositivi e non collaborativi nei confronti di qualsiasi procedura invasiva2.
Secondo Festini i rischi sono : 
Rischio di rottura del tampone e conseguente inalazione. I tamponi standard sono provvisti di un punto di frattura per spezzare il bastoncino dopo il prelievo ed inserirlo in una provetta. Molti colleghi dice hanno già riportato casi di tamponi che si sono rotti nel cavo orale di bambini.
2 – Rischio di lesioni alla mucosa nasale, orale e faringea. Su questo Festini cita “La stampa nazionale che ha riportato molti casi di bambini prescolari giunti all’attenzione di specialisti per lesioni alle mucose causate dall’esecuzione del tampone. Per capire quanto sia concreto questo rischio tale rischio basta constatare, ad esempio, che il diametro della narice di un lattante è più piccolo di quello della punta del tampone standard e che quindi per inserirlo nella cavità nasale la narice deve essere forzata. Ovviamente le lesioni rappresentano producono una minore resistenza per altre infezioni delle vie respiratorie.
3 – Il trauma psicologico per il bambino e l’allarme sociale causato alle famiglie (che nella quasi totalità dei casi risulta poi infondato).

“Quando, come è mio dovere professionale e deontologico, spiego ai genitori questi rischi” sottolinea il professore ” essi invariabilmente mi riferiscono di non esserne stati informati dal pediatra e di non aver avuto l’opportunità -come è loro diritto- di discuterne insieme al curante per arrivare ad una decisione consapevole e partecipata”.

Secondo Festini inoltre vi sarebbe un ricorso massivo ed in buona parte immotivato al tampone.
“Molti genitori – dice – mi hanno riferito che la prescrizione di una procedura così invasiva e rischiosa è avvenuta in moltissimi casi senza che il pediatra abbia visitato il bambino ma semplicemente basandosi su sintomi lievi e clinicamente poco specifici riportati dalle madri; le quali nella maggior parte dei casi non li avrebbero neppure riferiti al pediatra se non vi fossero state costrette dalla necessità di far rientrare il bambino a scuola.

In altre parole, le madri riferiscono con preoccupante frequenza una catena decisionale di questo tipo
– il bidello o altro personale senza alcuna competenza medica ritiene che il bambino abbia sintomi riconducibili al Covid-19;

– la madre, pur ritenendo che tali sintomi siano secondo la propria esperienza del tutto irrilevanti è costretta a riferirli al pediatra;

-in molti casi il pediatra, senza visitare il bambino e dunque senza verificare se i sintomi rilevati siano veri e rilevanti da un punto di vista clinico, prescrive il tampone. Ai genitori spesso viene detto che “sono costretti” a prescrivere il tampone ma non viene loro chiarito sulla base di quale norma.

“Il numero abnorme di tamponi che vengono prescritti, l’assenza di informazione sui rischi e i racconti dei genitori sono evidentemente una spia che qualcosa in questo processo non funziona e deve essere urgentemente corretto” conclude Festini .

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