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Covid:”Toscana in fascia arancio? Parametri CTS poco trasparenti”

pomemiche sui parametri per attribuzione fasce/colore alle varie regioni

Intervista con il dottor  FABIO VOLLER coordinatore Osservatorio epidemiologia Ars Toscana, dopo le polemiche sulla permanenza della Toscana in zona Arancio, e sui parametri utilizzati dal CTS.

“In alcune settimane sembra essere l’rt l’indicatore che guida il posizionamento delle regioni tra i colori, altre, invece, il livello di occupazione del sistema sanitario.
Questo dei 21 indicatori sembra rappresentare un buon sistema per leggere l’andamento dell’epidemia -era infatti nato con questo scopo- ma non il sistema migliore su cui basare l’automatismo di una decisione perentoria”. Lo dice il dottor Fabio  Voller, coordinatore Osservatorio epidemiologia Ars Toscana, dopo le polemiche sulla permanenza della Toscana in zona Arancio, e sull’affidabilità dei parametri che vengono utilizzati dal CTS per prendere queste decisioni.
Polemiche che hanno portato oggi il sindaco di Firenze Dario Nardella a dire:”sarebbe grave se fosse una scelta politica il mancato passaggio della Toscana in fascia gialla:

peraltro il Governo politico nazionale ha gli stessi colori di quello regionale, quindi non riesco a vedere motivi politici di questa scelta. Ci sono dei criteri, condivisi dalle Regioni e
bisogna capire il motivo per cui la Toscana, da un punto di vista tecnico, non è riuscita a raggiungere quei livelli per tornare in giallo. Spero ci sia al più presto un chiarimento tra
il Governo e la Regione, è opportuno che Speranza e Giani si sentano: bisogna collaborare e evitare incertezze e polemiche”.

“Il caso attuale della Puglia costretta a prendere decisioni per colorare diversamente parte della provincia, la situazione del Veneto che vede un aumento deciso  dei contagi da quasi 10 giorni e dei decessi permanendo da sempre nella sua colorazione gialla, il mantenimento stesso della Toscana all’interno della zona arancione -afferma Voller-  sembrano esempi piuttosto chiari di un sistema di parametri che per questo utilizzo ha dei problemi”.
Secondo cui “probabilmente andrebbero affiancati o sostituiti degli indicatori, almeno nel peso che hanno nelle decisioni da prendere, ed identificati per macro aree piuttosto che per singole regioni (come richiesto anche durante la prima ondata perché la diffusione del virus non segue confini regionali).
Quali potrebbero essere questi parametri? Per Voller, ad esempio “il tasso di incidenza del contagio ponderato per la velocità della progressione del contagio stesso da settimana a settimana (dove i denominatori sono finalmente costituiti dai tamponi effettuati in prima diagnosi) potrebbero aiutare a descrivere meglio il diffondersi dell’epidemia. Orientarsi su dati più tempestivi e completi e non relativi a 3 settimane prima (come fa ad esempio attualmente il calcolo dell’Rt) aiuterebbe a far comprendere alla popolazione lo stato attuale che la propria area sta vivendo. Rispetto alla risposta del servizio sanitario sarebbe importante utilizzare i dati di occupazione dei posti letto in terapia intensiva non solo per i pazienti Covid ma anche quelli destinati alle altre patologie. L’analisi dei focolai e della mortalità dovrebbe poi essere distinta per provenienza dei pazienti e per luogo di contagio (ad esempio RSA)”.
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