Firenze, martedì 20, alla presenza del regista Davide Maldi, c’è stato, per i partecipanti all’iniziativa di Controradio, Critico per un giorno, lo screening del documentario “L’apprendistato”.
Il socio del Controradio Club ha l’occasione di diventare ‘Critico per un giorno’ andando a vedere gratuitamente al Cinema La Compagnia, un film per poi recensirlo, i commenti e le recensioni verranno poi postate Controradio.it e sui social!
‘L’apprendistato’ è stato presentato in anteprima al Locarno Film Festival 2019 e si è aggiudicato il Premio Speciale della giuria ITALIANA.DOC al Torino Film Festival dello stesso anno.
L’Apprendistato (The Young Observant) si colloca in quella zona grigia che divide il documentario dal cinema di finzione raccontando la storia della formazione di Luca all’interno di un prestigioso collegio alberghiero. Quanto il giovane dovrà sacrificare della propria libertà e adolescenza per lavorare al servizio dei clienti?
Un’opera di difficile collocazione ma dall’ispirazione fortemente contemporanea che è la risultante del mix tra veridicità di fronte alla macchina da presa ed assenza di sovrastrutture che falsifichino l’oggetto della narrazione e una sceneggiatura che conduca la narrazione verso un esito ben preciso, atteso.
LE RECENSIONI:
Molto utile la conversazione col regista al termine della proiezione per comprendere quest’opera cinematografica. “Luca riassume in sè, più degli altri compagni di corso, la sospensione di una scelta probabilmente non proprio consapevole e di conseguenza male argomentata nel momento in cui viene chiesta lui una spiegazione. La ‘colonna sonora’, o meglio i suoni fatti di ansimi e campanacci, sembrano riportare ad una dimensione di vita essenziale, fatta di contatto profondo con la natura e di necessità elementari, e ad una provenienza che cozza aspramente con la realtà della scuola alberghiera.
Scuola all’interno della quale i ragazzi si muovono come chierichetti in una chiesa, con una compostezza resa meccanica dal silenzio intervallato dalle indicazioni dell’insegnante che ricorda ,sia fisicamente che nell’estetica e nel tono con cui si rivolge ai ragazzi, un prete nel suo regno fatto di gesti e rituali immacolati e precisi.
Luca ha le sembianze di un satiro e la sua inquietudine si traduce in un continuo movimento del corpo, nella fissità dello sguardo verso l’adulto e nella ricerca dell’approvazione dei compagni .
Spesso l’adulto che si rivolge ai ragazzi non viene inquadrato ma si può leggerne l’effetto nelle espressioni del volto di Luca, in un non-sense che troverà infine una definizione in termini di ‘noia’.” P.S : Non credo che Luca uccida il cinghiale. Il cinghiale è pieno di mosche e viene probabilmente solo trovato e trascinato da Luca. Lo sparare al cinghiale ci è parso un esercizio di mira, una prova di gioventù. Grazie per la visione!
Viola e Mira
L’Apprendistato è un film che vede come protagonista Luca, un ragazzo cresciuto nelle montagne che viene iscritto ad una rinomata scuola alberghiera con delle regole molto rigide. Il punto più importante sulla quale quest’opera si concentra è il contrasto tra la semplicità di Luca e l’austerità del regolamento dell’istituto, un contrasto che genererà nel giovane protagonista un crescente disagio; le sensazioni di Luca vengono veicolate in maniera sottile tramite la rappresentazione della vita quotidiana del protagonista e dei suoi compagni all’interno della scuola, con questa rappresentazione il film unisce il mezzo cinematografico con quello del documentario in maniera molto naturale. Un altro punto di forza de L’ Apprendistato è rappresentato dalla costruzione ricercata di alcune scene (nello specifico mi riferisco ai momenti in cui ai ragazzi viene insegnato a sorreggere i vassoi, sequenze costruite quasi come se fossero dei piccoli balletti) ma anche dalla colonna sonora minimale che però riesce sempre ad intervenire nei momenti giusti, donando un qualcosa in più all’economia generale dell’opera. L’Apprendistato è in conclusione un film volutamente lento che riesce nel suo intento di trasmettere determinate sensazioni allo spettatore, un prodotto cinematografico riuscito e da parte mia consigliato, ma che deve essere approcciato con una discreta dose di pazienza. Riccardo
Il film è un’opera di valore a livello tecnico, risulta proprio piacevole da guardare per la scelta delle luci, dei colori, dei suoni casalinghi delle stoviglie… In più riporta una realtà poco conosciuta, o meglio che non ci si immagina esista ancora, quasi come se volesse salvare su supporto audiovisivo una tradizione a rischio di scomparsa. Un misto tra Wes Anderson e Yorgos Iantihimos: esteticamente geometrico e piacevole agli occhi e al contempo con una vena di inquietante silenzio. E’ il secondo di una trilogia e abbiamo voglia di vedere molto presto sia il precedente che il prossimo! Gaia